ESG e finanza: un trend, non una moda
I maggiori asset manager italiani come vedono le questioni ambientali, sociali e di governance (ESG)? Quali sono gli ultimi trend e sviluppi? Lo hanno rivelato Andrea Beltratti, professore ordinario al Dipartimento di Finanza, e Alessia Bezzecchi, associate professor of practice Corporate Finance & Real Estate alla SDA Bocconi, intervistando circa 40 asset manager in Italia per il loro libro "ESG - Investing, Tecnologia e il Nuovo Paradigma della Centralità del Cliente" (Egea).
L'indagine evidenzia prove crescenti che gli asset manager stanno usando gli ESG non solo per avere prodotti conformi (escludendo, per esempio, i titoli del tabacco), ma mostrano un crescente interesse nell'usare gli ESG per selezionare tutte le aziende del loro portafoglio. Quando i gestori selezionano i loro portafogli, usano gli ESG come criterio.
"Il cambiamento climatico è un buon esempio, è un fattore rilevante, e sta influenzando sempre più le aziende in tutti i settori", dice Beltratti. "Aggiungere semplicemente alcuni prodotti che sono conformi ai cambiamenti climatici non aiuta molto. Bisogna dimostrare di aver fatto i compiti a casa. I gestori devono pensare orizzontalmente all'impatto del cambiamento climatico e agli ESG e alla sostenibilità per tutte le aziende in portafoglio, indipendentemente dal fatto che siano in un portafoglio ESG".
L'indagine comprendeva interviste a CEO di società di gestione del risparmio sia italiane che straniere, che hanno affermato in modo trasversale che gli sforzi normativi della Commissione Europea sono utili e potrebbero fornire un vantaggio competitivo rispetto ad altre aree del mondo.
"Dato che l'interesse per gli investimenti ESG sta crescendo in tutto il mondo, avere asset manager europei all'avanguardia potrebbe essere un vantaggio competitivo potenzialmente molto importante", sostiene Beltratti. "Per me è stato interessante vedere i regolatori e gli attori privati d'accordo su una strategia di business".
Le regole del regolamento dell'UE sulla divulgazione della finanza sostenibile (SFDR) sono entrate in vigore il 10 marzo e richiedono agli investitori istituzionali di pubblicare i rischi e gli impatti legati agli ESG, classificando tutti i loro fondi di investimento in tre categorie di livello di sostenibilità - grigio, verde chiaro e verde scuro - e di adeguare la loro documentazione di conseguenza. Il regolamento UE sulla tassonomia stabilisce i criteri per determinare se specifiche attività economiche contribuiscono agli obiettivi ambientali. L'UE rivedrà la direttiva sulla rendicontazione non finanziaria (NFRD), che nel 2018 ha reso obbligatoria per alcune aziende la divulgazione di informazioni non finanziarie, per sostenere l'attuazione della tassonomia UE e della SFDR.
"Questo è solo l'inizio di un trend", conclude Beltratti. "Non è una moda destinata a scomparire in un paio d'anni".