Protezione e frammentazione del mercato del lavoro
Secondo una diffusa rappresentazione, il mercato del lavoro sarebbe "frammentato": da una parte i lavoratori "stabili", impiegati con contratti a tempo indeterminato e tutelati in caso di licenziamento, dall'altra i lavoratori "precari", con contratti a tempo determinato, a progetto o interinali, considerati sostanzialmente privi di tutele.
Valerio De Stefano (Dipartimento di Studi Legali), in un articolo intitolato A Tale of Oversimplification and Deregulation: The Mainstream Approach to Labour Market Segmentation and Recent Responses to the Crisis in European Countries, di recente pubblicato su Industrial Law Journal (vol. 43, n. 3, settembre 2014, doi: 10.1093/indlaw/dwu014), discute delle politiche di riforma del mercato del lavoro che si propongono di rimediare a questo presunto "dualismo".
De Stefano ricorda che vi possono essere varie spiegazioni della frammentazione del mercato del lavoro. Secondo l'opinione più diffusa, la sua causa principale risiederebbe nel fatto che le tutele riconosciute ai lavoratori stabili sarebbero troppo intense, tanto che i datori di lavoro sarebbero riluttanti ad assumere nuovi lavoratori con contratti a tempo indeterminato, specialmente in un contesto di incertezza economica. Questa è la tesi condivisa da diverse istituzioni internazionali ed europee e da vari legislatori nazionali, come quelli di Italia, Spagna e Portogallo.
I sostenitori di questo approccio, quindi, propongono di riformare il diritto del lavoro per "ridistribuire" le tutele tra i lavoratori: si dovrebbero cioè ridurre le tutele attribuite ai lavoratori stabili, per incrementare al contempo quelle spettanti ai lavoratori precari. In questo contesto, si sostiene anche la necessità di incentivare la "flexicurity": si propone cioè di passare da un sistema basato sulla sicurezza del posto di lavoro ad un sistema più flessibile, nel quale la sicurezza è quella di trovare agevolmente un lavoro nel mercato.
Nell'articolo di De Stefano vengono illustrati i limiti dell'approccio tradizionale alla questione della frammentazione del mercato del lavoro, che si basa su teorie elaborate negli Stati Uniti d'America, ma che non possono essere facilmente trapiantate in Europa. L'Autore, di contro, indica teorie alternative, tratte dalla letteratura economica, capaci di descrivere meglio il medesimo fenomeno.
De Stefano esamina, poi, le riforme adottate negli ultimi anni in Italia, Spagna e Portogallo e rileva che l'obiettivo del "riequilibrio" delle tutele non è stato realizzato, posto che le tutele per i lavoratori stabili sono state certamente ridotte, mentre non sono state adeguatamente rafforzate quelle per i lavoratori precari. Viene inoltre messo in luce che le riforme concernenti il decentramento della contrattazione collettiva potrebbero addirittura accentuare, anziché ridurre, il dualismo tra lavoratori stabili e precari.
Nell'articolo viene inoltre presa in considerazione la proposta di introdurre un "contratto unico di lavoro", nel quale sia previsto una sorta di periodo di prova lungo (anche due-tre anni), con l'accesso alle tutele tipiche dei lavoratori stabili solo dopo il suo completamento. Rispetto a questa proposta, De Stefano, ricorda, tra le altre cose, che una legge di questo genere potrebbe essere ritenuta in contrasto con gli obblighi internazionali in materia, come già accaduto alla legge francese che aveva introdotto una figura simile di contratto di lavoro, che infatti è stata abrogata già nel 2008.
De Stefano conclude, quindi, che l'approccio tradizionale al tema della frammentazione del mercato del lavoro, così come le riforme adottate negli ultimi anni in vari Stati europei, dovrebbero essere riconsiderati, anche perché non tengono adeguatamente conto dei diritti fondamentali dei lavoratori.