Perche' il progresso tecnologico puo' nuocere alle economie in via di sviluppo
Rendere più complessi i sistemi economici può essere controproducente. In un paese in via di sviluppo, le politiche che prevedono forti spinte all'economia possono fallire se non sono accompagnate da un progresso tecnologico graduale. Lo spiega il paper Contagious Disruptions and Complexity Traps in Economic Development di imminente pubblicazione online su Nature Human Behaviour. Lo studio, firmato da Fernando Vega-Redondo e Paolo Pin del Dipartimento di Scienze delle Decisioni dell'Università Bocconi con Charles D. Brummitt, Kenan Huremovic e Matthew H. Bonds, esamina le cosiddette "trappole della povertà" in cui cadono i paesi in via di sviluppo. Ma contiene anche un monito per i paesi sviluppati: le economie snelle sono fragili.
Gli autori hanno sviluppato un modello teorico che spiega le complesse dinamiche di disruption nelle economie moderne. Sono partiti dall'osservazione dei paesi sottosviluppati, le cui economie sono caratterizzate da filiere corte e tecnologie semplici. Questi paesi non traggono alcun vantaggio dallo sviluppo di tecnologie più complesse poiché operano in un contesto disfunzionale, soggetto a frequenti e gravi perturbazioni, dai blackout ai danni provocati dai disastri ambientali passando per assenteismo, mancate consegne, furti.
"Per molto tempo le policy che prevedevano un grande e repentino sviluppo tecnologico dell'economia sono state caldeggiate per promuovere l'economia dei paesi in via di sviluppo, ma non rappresentano una soluzione", spiega Vega-Redondo. "Spingere le economie oltre le loro possibilità le rende ancora più disfunzionali. La soluzione è rappresentata dal progresso tecnologico graduale".
Nel modello sviluppato dagli autori, le perturbazioni nelle filiere si diffondono contagiando altre imprese. Un fallimento può avere un impatto economico drammatico poiché i danni provocati si propagano in un processo epidemico. Un modo per evitarlo è costruire argini alla disruption, come fa un'azienda quando decide di avere più fornitori anziché uno solo.
"In un'economia sviluppata, questi meccanismi sono considerati ridondanti e perciò vengono ridotti. A quel punto, diventando troppo snella, l'economia diventa più fragile. È un fenomeno che si verifica anche nelle moderne economie sviluppate: si pensi ad esempio alle conseguenze del terremoto del 2011 al largo del Giappone. Danni dalla portata geografica e produttiva relativamente limitata hanno finito per imporre un grosso onere sulle imprese giapponesi che operano sia in patria che all'estero".
Charles D. Brummitt (Columbia University), Kenan Huremovic (IMT School for Advanced Studies), Paolo Pin (Università Bocconi), Matthew H. Bonds (Harvard Medical School) e Fernando Vega-Redondo (Università Bocconi), Complexity Traps in Economic Development, Advance Online Publication nel sito internet di Nature Human Behaviour', doi: 10.1038/s41562-017-0190-6.