Nascondersi in piena vista: come la Mafia usa strategicamente l'ambiguita'
Nel 2016 il procuratore nazionale antimafia ha affermato che, nel comprendere la Mafia, «siamo tornati a uno stato di confusione paralizzante». È un cerchio che si chiude dopo 55 anni di guerra tra Cosa Nostra (la Mafia siciliana) e lo Stato, in cui entrambi gli attori hanno messo in atto strategie discorsive e non discorsive, la prima per mantenere la segretezza, il secondo per dissipare l'ambiguità. Lo osserva l'analisi condotta da Giulia Cappellaro e Amelia Compagni della Bocconi, insieme a Eero Vaara di Oxford, in un articolo di prossima pubblicazione su Academy of Management Journal.
Studiando il caso estremo di Cosa Nostra, l'articolo, basato sull'analisi testuale di un ampio corpus di dati, tra cui trascrizioni di processi, leggi e confessioni dei boss nel periodo 1963-2018, è volto a capire come l'ambiguità possa essere strategicamente impiegata dalle organizzazioni nei confronti degli stakeholder rilevanti. L'ambiguità è sempre stata considerata problematica per le organizzazioni perché porta all'immobilità e a un debole posizionamento sul mercato, ma evidenze recenti mostrano che i manager e le organizzazioni possono anche trarre beneficio dal mantenere l'ambiguità sia a finalità strategiche, sia per proteggersi da valutazioni esterne negative e dal pubblico scrutinio.
Gli studiosi argomentano che «non appena il pubblico costruisce un'interpretazione plausibile dell'organizzazione, questa passa a un diverso tipo di ambiguità e il gioco ricomincia da capo, ma con difficoltà crescenti da parte del pubblico», come afferma Cappellaro. In particolare, gli autori individuano tre tipi di ambiguità: l'opacità, cioè la mancanza di uno schema concettuale per interpretare ciò che l'organizzazione è; l'equivocità, cioè la pluralità di interpretazioni, altrettanto plausibili, dell'organizzazione; e l'assurdità, cioè la contrapposizione di interpretazioni folli e paradossali dell'organizzazione. Lo studio mostra come il passaggio finale all'assurdità porti il pubblico a uno stato di confusione paralizzante.
Lo studio permette anche di individuare una serie di strategie utilizzate dalla Mafia per alimentare e mantenere l'ambiguità intorno a sé. Tre sono degne di attenzione, soprattutto perché cominciano ad accumularsi casi di imprese e organizzazioni legali che utilizzano tattiche simili. In primo luogo, i mafiosi hanno adottato ciclicamente una strategia di silenzio protettivo nascondendosi fisicamente, tacendo se catturati e costringendo le comunità locali a rispettare un codice di omertà. Il silenzio protettivo è stato determinante per alimentare l'opacità all'inizio del periodo di analisi (1963-1983) e per amplificare l'assurdità intorno alla Mafia molto più tardi (1994-2018), quando sono emerse interpretazioni paradossali dell'organizzazione. In secondo luogo, le strategie di silenziamento, che hanno permesso alla Mafia di sopprimere la voce dello scrutinio pubblico, impiegando la violenza in una progressiva escalation da una violenza mirata a specifici individui ad atti simbolici e teatrali rivolti ad un pubblico indefinito.
Se nel caso di Cosa Nostra il mezzo utilizzato per silenziare è stato la violenza, altre strategie offensive sono presenti anche nel mondo legale. «Il silenzio e il silenziamento stanno emergendo come strategie praticabili tra le imprese che vogliono evitare il controllo del pubblico», aggiunge Compagni. «Recentemente abbiamo osservato un'impennata nell'uso del silenziamento da parte delle organizzazioni legittime, sotto forma di criminalizzazione pubblica degli attivisti o di spionaggio per frenare la diffusione delle opinioni critiche».
Infine, per creare e mantenere l'assurdità, la Mafia è riuscita a disorientare il pubblico con una strategia di divulgazione iperbolica. I mafiosi hanno rivelato ai giudici che la Mafia non solo ha un volto legale, oltre a quello illegale, ma che può addirittura adottare quello del suo naturale avversario, cioè lo Stato. Questo è il momento in cui alcuni alti funzionari dello Stato sono stati accusati di contiguità e complicità con la Mafia. Di fronte all'assurdità il pubblico faticava a conciliare le paradossali interpretazioni della Mafia, è caduto vittima del dissenso interno e ha perso efficacia nel contrastare la Mafia. «Con l'assurdità abbiamo individuato un nuovo tipo di ambiguità, e con la divulgazione iperbolica una nuova strategia che fornisce prove empiriche degli effetti confondenti di una comunicazione troppo esplicita e di un'eccessiva trasparenza», dice Cappellaro.
Giulia Cappellaro, Amelia Compagni, Eero Vaara, Maintaining Strategic Ambiguity for Protection: Struggles Over opacity, Equivocality, and absurdity Around the Sicilian Mafia, In-Press, Academy of Management Journal, DOI: 10.5465/amj.2017.1086.