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Mafia alle urne: l'uso strategico della violenza pre elettorale da parte della criminalita' organizzata

, di Fabio Todesco
Dove la criminalita' organizzata e' piu' forte, la violenza politica si intensifica nei periodi elettorali e si rivela un segnale efficace per gli elettori e i politici, secondo uno studio di Paolo Pinotti e colleghi: i partiti che si oppongono alla criminalita' organizzata ottengono meno voti e i politici eletti sono riluttanti ad agire contro i criminali

L'uso strategico della violenza pre-elettorale da parte della criminalità organizzata influisce fortemente sui risultati elettorali e sul comportamento dei politici eletti secondo le linee auspicate dai criminali. Lo rivela un'analisi del voto italiano dal 1882, generalizzabile a tutti i paesi in cui la criminalità organizzata è forte.

Paolo Pinotti (Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali) e colleghi dell'Università di Harvard e dell'Università di Bergamo osservano che la presenza del crimine organizzato è associata a picchi di violenza contro i politici nell'anno precedente le elezioni, e che questa violenza segnala in modo efficace il potere delle organizzazioni criminali sia agli elettori che ai politici. In Sicilia, gli omicidi politici (quelli di politici, volontari, membri dei comitati, attivisti di partito e sindacalisti) più che raddoppiano, passando da 0,7 a 1,7 in media, negli anni elettorali. A sua volta, un omicidio politico in più si traduce in una diminuzione di 2,4 punti percentuali del voto per i partiti che si oppongono alla mafia nel comune dove avviene l'omicidio, con ulteriori effetti elettorali – che diminuiscono con la distanza - sul resto dell'isola.

Inoltre, gli omicidi politici determinano una forte diminuzione della rilevanza della mafia nei discorsi dei parlamentari siciliani nei dibattiti parlamentari dell'anno successivo alle elezioni, concludono gli autori analizzando 300.000 pagine di trascrizioni.



«Gli omicidi politici sottraggono voti ai partiti che si oppongono alla criminalità organizzata», dice Pinotti, «mentre i politici onesti che vengono nominati in Parlamento sono scoraggiati dall'agire contro la criminalità organizzata».

L'uso della violenza politica da parte della criminalità organizzata non è solo attiva, ma anche razionale, in linea con la teoria della spesa elettorale strategica. Innanzitutto, le organizzazioni criminali ricorrono alla violenza solo quando vi è la possibilità di influenzare i risultati elettorali: durante il periodo fascista (1921-1945), con un semplice simulacro di elezioni monopartitiche, la mafia non ha esercitato violenza politica. In secondo luogo, l'allocazione della violenza varia a seconda del sistema elettorale. Nei sistemi proporzionali (1946-1993 in Italia) la violenza elettorale si intensifica quando il divario tra governo e partiti di opposizione si riduce: in anni di pari possibilità per due coalizioni, l'Italia ha registrato 4,3 omicidi politici in più rispetto alla media. Con il sistema maggioritario (1994-2004 in Italia), la violenza si concentra nelle circoscrizioni elettorali più contendibili.

«I nostri risultati non sembrano essere specificamente italiani», conclude Pinotti. «Un'analisi preliminare mostra che la probabilità di attacchi terroristici mortali contro i politici aumenta durante i periodi elettorali nelle democrazie dove la presenza di organizzazioni criminali è più forte».

Alberto Alesina, Salvatore Piccolo, Paolo Pinotti, Organized Crime, Violence, and Politics, forthcoming in The Review of Economic Studies.

Mafia Kills More in Electoral Years

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