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Lo Stato neo-weberiano in Italia

, di Ezio Renda
Resilienza e sfide della trasformazione digitale in uno studio di Greta Nasi e Edoardo Ongaro

Negli ultimi anni, l’Italia è diventata un osservatorio privilegiato per l’analisi dello Stato Neo-Weberiano (NWS), un modello amministrativo che combina elementi tradizionali weberiani con nuovi approcci manageriali. Questo sistema, teorizzato inizialmente come risposta ai limiti delle burocrazie tradizionali, vede la gerarchia come principale meccanismo di coordinamento, accompagnata da una moderata integrazione di elementi di mercato e di rete. Il modello NWS si propone quindi come un bilanciamento tra efficienza amministrativa e valori democratici, ponendo al centro il ruolo della legge e della rappresentanza democratica. Nel contesto italiano, il NWS emerge come una struttura resiliente ma non impermeabile, messa alla prova da influenze populiste, richieste sovranazionali e sfide tecnologiche.

Resilienza senza resistenza: la burocrazia di fronte ai governi populisti

Uno degli aspetti cruciali emersi dallo studio “The Neo-Weberian State in Italy: Understanding the Influence of Populist Government, EU Administrative Reform Support Policy, and Digitalization” di Edoardo Ongaro (PuLSE, The Open University) e Greta Nasi (Università Bocconi), pubblicato sul Journal of Policy Studies, è la “resilienza senza resistenza” della burocrazia italiana di fronte ai governi populisti. La burocrazia ha dimostrato un forte adattamento, mantenendo il proprio status e i propri privilegi senza opporsi attivamente a derive antidemocratiche o populiste. Tuttavia, tale resilienza non si è tradotta in una difesa attiva dei principi democratici.

Un esempio concreto di questo adattamento è stato osservato durante i governi populisti dal 2018 al 2020. Durante questo periodo, nonostante i tentativi di politicizzazione della burocrazia e un’insistenza retorica sulla “cattura” dell’amministrazione pubblica per realizzare il programma “del popolo,” la struttura burocratica è rimasta per lo più inalterata. Greta Nasi spiega: “La burocrazia ha saputo cioè preservare il proprio status e potere, ma ciò non si è tradotto in una difesa attiva dei principi democratici, né in una resistenza sostanziale ai governi populisti.” Questo dimostra che il modello NWS, pur offrendo una certa stabilità, non è di per sé sufficiente a proteggere la democrazia liberale se non supportato da un quadro costituzionale e politico forte.

L'influenza dell'Unione Europea: un supporto decisivo per le riforme

L’adesione dell’Italia all’Unione Europea ha svolto un ruolo significativo nel plasmare l’evoluzione del NWS italiano. La Commissione Europea ha promosso un modello amministrativo che ricalca i principi del NWS, cercando di rafforzare le burocrazie nazionali e incentivare un’amministrazione più efficiente e orientata ai cittadini. Un esempio emblematico di questa influenza è l’introduzione di “Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza” (PNRR), che impone standard di trasparenza, responsabilità ed efficienza, elementi cardine dello Stato Neo-Weberiano.

I fondi europei sono stati utilizzati, per esempio, per riforme nell’apparato giudiziario e per digitalizzare i servizi pubblici, come nel caso della riforma del sistema di giustizia civile, pensata per ridurre drasticamente i tempi dei procedimenti attraverso una digitalizzazione più efficiente e un’organizzazione più gerarchica. Per Greta Nasi, il ruolo dell’UE in questi processi “mostra come l’Unione Europea possa fungere da catalizzatore di evoluzione verso il modello neo-weberiano, ma resta necessaria un’adattabilità locale.”

La sfida della trasformazione digitale: tra rete e gerarchia

Una delle sfide principali per il modello NWS è la digitalizzazione dei processi amministrativi. L’Italia ha avviato un processo di governance digitale dal 2016, che ha attraversato diverse fasi e ha progressivamente integrato i principi neo-weberiani. Inizialmente, nel periodo 2016-2018, il coordinamento delle iniziative digitali seguiva un modello di rete: l’Italian Digital Transformation Team, guidato da Diego Piacentini, un manager proveniente dal settore privato, promuoveva la collaborazione tra amministrazioni centrali e locali per progetti come l’applicazione IO, che facilita l’interazione tra cittadini e PA.

Con il passaggio a un approccio più gerarchico nel 2020, il coordinamento digitale è stato trasferito sotto la Presidenza del Consiglio dei Ministri. Questa nuova fase ha visto un controllo centralizzato e una responsabilità diretta da parte del governo, coerente con il modello gerarchico del NWS, che riflette la necessità di un’amministrazione pubblica stabile e orientata alla realizzazione degli obiettivi. Nasi aggiunge: “La digitalizzazione ha portato cambiamenti profondi e sfide significative, mostrando quanto sia importante adattare il modello NWS per gestire la trasformazione tecnologica.”

Una burocrazia resiliente, ma non sempre abbastanza per proteggere la democrazia

L’esperienza italiana suggerisce che il modello NWS può dimostrare una notevole flessibilità e adattamento, ma anche che non è in grado di proteggere automaticamente uno Stato democratico in situazioni di tensione politica o populista. La resilienza della burocrazia, supportata da influenze sovranazionali come l’UE e la digitalizzazione, costituisce un supporto importante, ma solo se affiancata da un forte quadro normativo e da attori politici che condividano l’impegno per la tutela della democrazia.

Il caso italiano, così, diventa un esempio delle potenzialità e dei limiti del modello Neo-Weberiano: uno strumento di governance che, per quanto adattabile, necessita di una cornice politica solida per garantire stabilità democratica e progresso.

GRETA NASI

Bocconi University
Dipartimento di Scienze Sociali e Politiche