L'impresa riformista
L'impresa, strumento di crescita economica e di sviluppo, è anche luogo dell'identità e dell'appartenenza, agente essenziale di trasformazione sociale e civile. Un attore consapevole dei processi di innovazione che dall'economia si allargano alla società.
Una risorsa, in tempi di tensioni, rancori, ascensore sociale bloccato e disuguaglianze. In una stagione di crisi delle democrazie liberali e delle relazioni tra democrazia e cultura di mercato, sarebbe riduttivo pensare all'impresa esclusivamente come a una macchina che genera profitto.
"Ecco perché diventa rilevante parlare di impresa riformista" afferma Antonio Calabrò in L'impresa riformista (Egea 2019; 304 pagg.; 28 euro), ovvero l'impresa come soggetto politico attivo.
Politico non certo nel senso delle politics, gli atti concreti di governo e di attuazione di riforme, ma in quello della policy, i progetti, le strategie economiche, sociali, culturali. Non «un partito delle imprese», ma l'impresa come soggetto che vive nella società e che contribuisce a determinarne le trasformazioni.
Da ascoltare e non ostacolare, nei suoi processi di costruzione di lavoro e sviluppo. Sta purtroppo crescendo nel paese un diffuso clima anti-imprese, che trova alimento in ambienti di governo. Un clima sbagliato, in contrasto con gli interessi di fondo dell'Italia, nel contesto di una grande riforma necessaria dell'Europa.
La via è quella di una scelta di cultura e di pratica d'impresa che va oltre l'orizzonte del pur indispensabile fare profitti e lega, al valore per gli azionisti, l'impegno su un sistema di valori d'innovazione positiva, attenzione ambientale, solidarietà, responsabilità sociale.
Antonio Calabrò (1950) è direttore della Fondazione Pirelli, vicepresidente di Assolombarda e membro dei board di numerose istituzioni e società (Università Milano Bicocca, Nomisma, Touring Club, Orchestra Verdi, Centro per la cultura d'impresa, UniCredit Lombardia, Fondazione Unipolis ecc). Giornalista e scrittore, ha lavorato a L'Ora, Il Mondo, la Repubblica, è stato direttore editoriale del gruppo Il Sole24Ore e ha diretto La Lettera finanziaria e l'agenzia di stampa ApCom. Tra i suoi ultimi libri, Orgoglio industriale, Cuore di cactus, La morale del tornio, I mille morti di Palermo. Insegna all'Università Cattolica di Milano.
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