Le infiltrate
Non è necessario che le ragazze si iscrivano, si leggeva su un cartello nel 2009 all'Università della California. Per quanto offensiva non è inusuale la pratica di tenere le donne fuori da faccende che gli uomini giudicano molto maschili come le scelte formative legate alle discipline Science, Technology, Engineering, Mathematics.
Il tema se le ragazze possano scrivere codice o meno non si pone. Possono. La domanda è: sanno di poterlo fare? Sanno che cosa si nasconde dietro a questa possibilità?
"Dobbiamo dirlo loro" scrive Nicola Palmarini, esperto di Internet, in Le infiltrate. Ragazze e tecnologia, stereotipi e opportunità, (Egea 2016; 176 pagg.; 19,90 euro; 10,99 epub), "E va detto ai loro genitori, perché insegnino che sono portate e geneticamente qualificate per un lavoro alternativo a quello cui in genere paiono destinate".
La svolta è possibile, se le ragazze adesso, immediatamente, capiscono che sta a loro scegliere di percorrere strade in cui la necessità di competenze e capacità è semplicemente, oggettivamente maggiore e più urgente del retaggio della discriminazione.
Si deve pensare ad un diverso sistema socio-economico-politico che sia globale e realmente paritario. Non c'è da un lato la società e dall'altro centinaia di iniziative al femminile, come se fossero entità separate. Alla nascente industria del digitale, dell'analisi dei dati, dei modelli predittivi servono scienziati preparati, intelligenti, in grado di cambiare i paradigmi e, perché no? Portatori di quella competenza, propria del femminile, che si forma nell'abitudine a occuparsi delle cose della vita a saperci stare dentro.
"Qui si tratta di sfruttare il talento, la conoscenza, la capacità, il merito, la diversità, nell'interesse di tutti" continua Palmarini, "non è la conquista di posizioni di potere e di leadership: è la scommessa del cambiamento proposto dalla società digitale, con tutti i suoi limiti e iperboli ma anche con quelle che sembrano essere oggettive opportunità-di-pari-opportunità, abilitate dall'apparente asessualità del codice binario".
Il libro si integra su web https://leinfiltrate.egeaonline.it
Nicola Palmarini ha lavorato per oltre dieci anni nella comunicazione come direttore creativo. In IBM dal 2000, ha guidato numerosi progetti di trasformazione digitale per promuovere la creazione di valore attraverso le emerging technologies, la collaborazione e i social media. Esperto di Internet delle cose e di social data, è stato fino al 2014 Manager Digital Marketing & Brand Systems di IBM Italia e direttore europeo dell'IBM Human Centric Solutions Center, realizzando progetti di ricerca applicata basati sulle tecnologie per il sociale, le persone disabili, gli anziani. Dopo aver contribuito alla creazione e al lancio della start-up fintech Tinaba.it, vive oggi a Boston, dove è Global Digital Creative & Technology Advocate per IBM Research. Insegna Comunicazione sociale presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Con Egea ha pubblicato Lavorare o collaborare? Networking sociale e modelli organizzativi del futuro (2012) e Boomerang.
Perché cent'anni di tecnologia non hanno (ancora) migliorato il mondo (2014)
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