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Impairment test nel contesto della crisi

, di Fabio Todesco
Un appropriato test di riduzione dei valori (di intangibili, partecipazioni, attivita' finanziarie. ecc.) puo' non rendere drammatica la crisi, secondo il libro di Luigi Guatri e Mauro Bini, evitando che i bilanci implodano e si creino artificiosamente drammatiche sottovalutazioni (ma anche ingiuste sopravvalutazioni)

Luigi Guatri e Mauro Bini
L'impairment test nell'attuale crisi finanziaria
e dei mercati reali
Egea, 2009
260 pagine, 35 euro

L'impairment test nell'attuale crisi finanziaria e dei mercati reali (Egea, 2009, 260 pagine, 35 euro) è il titolo con cui Luigi Guatri e Mauro Bini presentano il loro lavoro sulla "riduzione di valori" di beni intangibili, avviamenti, partecipazioni, attività finanziarie in bilancio in un momento eccezionale come quello che sta attraversando tutta l'economia.

In tempi normali il test (ovvero la procedura di analisi ed eventuale svalutazione in bilancio) riguarda il goodwill e i beni intangibili a vita indefinita, ma in condizioni come le attuali nasce una diffusa "presunzione di impairment" che si estende ad attività finanziarie (cosiddette disponibili per la vendita) e alle partecipazioni di rilievo. Se si accettassero pedissequamente le attuali, depresse valutazioni di mercato (la grande parte delle società quotate a Piazza Affari registra un valore di borsa inferiore al patrimonio contabile netto; e un terzo inferiore anche al capitale netto meno gli avviamenti contabilizzati) si rischierebbe di introdurre nel sistema una volatilità artificiale, che non trova riscontro nei valori "fondamentali".

Se, d'altra parte, il test sarà condotto in modo più o meno "finto" e le imprese manterranno in bilancio attivi sopravvalutati, "i tempi di uscita dalla crisi saranno inevitabilmente più lunghi", scrivono Guatri e Bini, "le esigenze di ricapitalizzazione non emergeranno con immediatezza e si procrastineranno nel tempo, con gli inevitabili effetti di distruggere ulteriormente valore per gli azionisti, di rendere opaca l'informazione contabile, di perpetuare la crisi di fiducia nei bilanci".

La contabilità imposta dai principi internazionali IAS/IFRS si basa sul concetto di fair value, che "è una configurazione di prezzo e non di valore, contrariamente a quanto l'infelice denominazione (...) lascerebbe presumere. (...) La rappresentazione contabile fondata sul fair value fornisce una rappresentazione particolare delle attività di bilancio che coincide con il controvalore realizzabile in ipotesi di immediata cessione delle attività stesse sul mercato e non è mai una misurazione del valore intrinseco delle attività". In un momento, però, in cui i mercati finanziari, attraverso i prezzi, non esprimono più segnali ragionevoli di valori, è lecito cercare una mediazione tra i prezzi di mercato e i valori economici. Anche perché, per effetto della relazione tra i risultati contabili degli intermediari e i loro comportamenti, "la volatilità artificiale indotta dall'applicazione del fair value accounting in un contesto di crisi di mercati finanziari può assumere tali dimensioni da causare instabilità del sistema finanziario e creditizio".

La soluzione suggerita da Guatri e Bini è all'insegna del massimo rigore metodologico: "Qualità e trasparenza degli impairment test sono veri antidoti alla crisi globale".

Nella situazione attuale l'impairment test diventa una sorta di due diligence della reale competitività aziendale, che prende il via dalla risposta a due serie di domande: La quotazione di borsa del titolo azionario è da giudicare sottovalutata? e se sì, per quali ragioni? Sarà in grado la società di recuperare il valore contabile delle proprie attività nette entro un orizzonte ragionevole? e se sì, in quale modo?

Gli autori accompagnano, quindi, il lettore professionale dal punto di vista operativo lungo un rigoroso percorso, che conduce alla formalizzazione della valutazione in tempo di crisi.

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