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Il supporto allo Stato vittima di aggressione in un mondo diviso: il caso dell’Ucraina e il diritto della neutralità

, di Ezio Renda
Niccolò Zugliani, Ricercatore Post-Doc alla Bocconi, analizza come i Paesi gestiscono la neutralità durante il conflitto in Ucraina. Esplora se il diritto della neutralità sia ancora valido quando si decide di supportare uno Stato aggredito, con un focus sulla fornitura di armi all’Ucraina

Nel contesto geopolitico globale, la guerra in Ucraina ha portato alla ribalta questioni legali e morali complesse riguardanti il diritto internazionale e la legittimità delle azioni intraprese dagli Stati non direttamente coinvolti nel conflitto. Mentre i bombardamenti, le battaglie e le tragedie umane dominano le prime pagine, sullo sfondo si combatte un’altra battaglia, altrettanto significativa: quella giuridica e diplomatica sulla rilevanza del diritto della neutralità nel XXI secolo.

La neutralità è un istituto del diritto internazionale “classico”, tuttora in via di principio vincolante per gli Stati, il quale prevede che gli Stati terzi ad un conflitto armato internazionale si astengano dall'intervenirvi, evitando qualsiasi azione che possa favorire uno degli stati belligeranti. Il diritto della neutralità mal si concilia con la Carta delle Nazioni Unite, che consente invece il soccorso dello Stato vittima di aggressione. In assenza di regole di coordinamento tra questi due regimi del diritto internazionale, non è chiaro quali norme vincolino gli stati quando uno dei belligeranti è chiaramente vittima di un'aggressione, come nel caso dell'Ucraina. 

In questo scenario si inserisce il lavoro di Niccolò Zugliani, Ricercatore Post-Doc presso l’Università Bocconi, che nel suo articolo pubblicato sullo European Journal of International Law, esplora la prassi degli Stati nel corso del conflitto in Ucraina, concentrandosi sulla fornitura di armi all’Ucraina, per chiarire se il diritto della neutralità sia ancora applicabile quando il conflitto armato internazionale è conseguenza di un atto di aggressione. 

Tra i numerosi divieti posti dal diritto della neutralità agli stati terzi a un conflitto internazionale vi è quello di fornire armi a qualunque stato belligerante. Nonostante il divieto, numerosi Stati stanno supportando l'Ucraina in vari modi, tra cui attraverso la fornitura armi e attrezzature militari. Gli stessi Stati non hanno in alcun modo tentato di giustificare tale condotta incompatibile con il diritto di neutralità invocando l’esistenza di eccezioni alle sue regole. Al contempo, la Russia non ha mai formalmente accusato tali Stati di violazione degli obblighi di neutralità. Questo solleva un’importante questione: in casi come quello ucraino, il diritto della neutralità è ancora applicabile? 

Zugliani suggerisce che “la neutralità, come è stata concepita per secoli, potrebbe non essere più applicabile nei conflitti moderni, qualora gli atti di aggressione siano chiaramente identificabili e condannabili.” L'esperienza ucraina potrebbe infatti indicare una transizione verso un concetto giuridico di “non-belligeranza”, intesa come status intermedio tra belligeranza e neutralità. Questo status, a lungo criticato in dottrina e ad oggi generalmente considerato privo di fondamento, secondo Zugliani trova invece, nel caso ucraino, un supporto nella prassi degli Stati, elemento necessario per la creazione di nuove regole di diritto internazionale consuetudinario. Tale analisi fornisce una nuova prospettiva sul diritto internazionale dei conflitti armati, che consentirebbe agli Stati terzi di fornire supporto a una vittima di aggressione senza essere considerati partecipanti diretti al conflitto. 

In un’epoca in cui la comunità internazionale è sempre più polarizzata e i conflitti tendono a diventare sempre più complessi, il lavoro di Zugliani ci invita a riflettere sul ruolo della neutralità e sul ruolo che gli Stati possono e devono svolgere di fronte a crisi internazionali. Il dibattito è aperto, e le risposte non sono semplici, ma una cosa è certa: le decisioni prese oggi stabiliranno precedenti che potrebbero influenzare la gestione dei conflitti futuri per decenni. La tesi di Zugliani ci sfida a ripensare le nostre convinzioni su come gli Stati debbano comportarsi in un mondo dove le linee tra aggressore e vittima non sempre sono nette e offre spunti per politici e diplomatici chiamati a prendere decisioni in un contesto globale sempre più complesso e interconnesso. La strada verso una nuova comprensione del diritto della neutralità è ancora lunga e tortuosa, ma è un percorso che, come dimostra l'esperienza ucraina, non può più essere ignorato.