Il marchio della paura
Il terrorismo si è trasformato oggi in un vero e proprio brand, modificando i suoi linguaggi e lo stile con cui comunicava la sua missione. Si è rifatto l'immagine e ha adottato le tecniche più innovative della comunicazione visuale, dalla grafica alla post-produzione assoldando tra le sue fila soggetti provenienti dalla classe creativa e dalle sottoculture, in particolare dalle scene hip hop delle metropoli europee, con tanto di tatuaggi e di stili di vita problematici.
"Nell'epidemia di diffusione del nuovo terrorismo un aspetto decisivo è la centralità del consumo" afferma Nello Barile in Il marchio della paura. Immagini, consumi e branding della guerra all'occidente (Egea 2016; 184 pagg.; 18 euro; 9,90 epub).
Se è vero che l'Occidente è ovunque, più che dalla forma universale del diritto esso è rappresentato infatti dalla forma globale del consumo.
Essendo quest'ultimo la dimensione superficiale attraverso cui i terroristi possono interagire con i valori profondi delle società democratiche occidentali (la libertà che diventa libertà di consumare), essi mirano a colpire i luoghi del divertimento e del loisir: non solo per suscitare più clamore, ma anche per recidere il doppio legame che li rende dipendenti da quel mondo.
Nello Barile insegna Sociologia dei media all'Università IULM di Milano. È autore di numerosi articoli e saggi sui consumi, sulla filosofi a dei media e sulle implicazioni sociali delle nuove tecnologie. Con Egea ha pubblicato Sistema moda (2011) e Brand Renzi (2014).
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