Fuori dal gregge
Colombo, Copernico, Einstein, Leonardo da Vinci: geni di epoche diverse, universalmente riconosciuti come icone dell'arte, del design, dell'innovazione tecnologica, dello spirito e dell'attività imprenditoriale. Tutti espressione di quello che Massimiliano Magrini in questo volume (Università Bocconi Editore 2018; 128 pagg.; 16 euro) chiama "pensiero divergente": un modo di pensare che fa dell'insoddisfazione per l'esistente il suo carburante, generalmente combinato a tecniche di sperimentazione attiva e a una formazione non solamente accademica.
L'innovazione richiede infatti un modo di pensare che va al di là del puro pensiero lineare, analitico e intuitivo, ed esige una logica o un ragionamento divergente, funzionale a raggiungere qualsiasi nuova conclusione creativa. Artisti e imprenditori di ieri e di oggi si assomigliano: la visione che fa scattare l'azione è un atto creativo che coglie qualcosa dello spirito del tempo, che gli imprenditori realizzano anticipando i bisogni futuri, concretizzando le emozioni collettive del genere umano.
Se si pensa agli Stati il principio è lo stesso: all'origine della ricchezza di una Nazione c'è la sua capacità di essere inclusiva, ovvero la capacità di permettere, incoraggiare e favorire la partecipazione della maggioranza della popolazione ad attività economiche che facciano leva sui talenti e sulle abilità, dando modo alle singole persone di realizzare il proprio progetto di vita. Scuola e università dovrebbero avere un ruolo primario, sottolinea l'autore, nel potenziare le capacità di ciascuno, mentre un approccio molto in uso nelle scuole italiane tende a livellare tutti gli studenti intorno a un'unica modalità di apprendimento. Inoltre Magrini nel volume - portando diversi esempi concreti - analizza la relazione tra capitale pubblico e privato come forma contemporanea in grado di sostenere il circolo virtuoso degli investimenti.
La formazione del capitale umano, la costruzione di nuove competenze e la ricerca e sviluppo dovrebbero essere voci prioritarie dei bilanci nazionali. Nel solco di questa crescente consapevolezza, i governi hanno intensificato il loro coinvolgimento nella definizione di misure di sostegno al mercato del Venture Capital per investire nelle imprese innovative. E' innegabile il ruolo dello Stato nel finanziare le premesse a che ci siano una ricerca e una tecnologia di base. Tuttavia, al cospetto di alcuni esempi di successo di intervento pubblico, ce ne sono centinaia di altri in cui l'azione dei governi ha generato fallimenti e spreco di denaro.
La sfida da vincere, conclude Magrini, è quella di coniugare genialità, design, creatività, spirito imprenditoriale e intuizioni visionare con adeguati investimenti sulle tecnologie che abbiano le peculiarità di diventare "rivoluzionarie".
Massimiliano Magrini, laureato in scienze politiche presso l'Università di Bologna, è co-fondatore e managing partner di United Ventures, fondo di venture capital specializzato in tecnologie digitali. Nel 2002 è stato founding country manager di Google Italia e nel 2009 ha fondato Annapurna Ventures. Già membro della task force sulle startup istituita dal Ministero dello Sviluppo Economico nel 2012, attualmente è board member di AIFI (Associazione Italiana del Private Equity, Venture Capital e Private Debt) e membro del comitato investimento di Hub Innovazione Trentino. Siede nei CdA di Cloud4Wi, Mainstreaming, Paperlit ed Exein.
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