Mario Tchou. Ricerca e sviluppo per l'elettronica Olivetti
La diffusione dell'informatica e delle sue applicazioni è oggi inarrestabile. Innovazioni hardware e software si susseguono a ritmo incalzante, proiettando la disciplina verso il futuro, ma è legittimo chiedersi quali siano e dove si possano rintracciare le sue radici.E anche l'Italia ha la sua storia da raccontare. Una storia che si intreccia con la biografa di un personaggio poco noto al grande pubblico, Mario Tchou, e con i destini della Olivetti, azienda multinazionale nota ai più per la produzione e la commercializzazione di macchine per scrivere e da calcolo. È infatti Mario Tchou a guidare l'iniziativa di ricerca e sviluppo dell'azienda di Ivrea e sarà la sua équipe a progettare e realizzare il primo computer a transistor commerciale italiano e uno tra i primi al mondo, l'ELEA 9003.
"Purtroppo, però,", afferma Giuditta Parolini in Mario Tchou. Ricerca e sviluppo per l'elettronica Olivetti, (Egea 2015; 168 pagg.; 20 euro; 10,99 e-pub), "non tutte le storie hanno un lieto fine e, alle debolezze strutturali dell'azienda, si sommano i destini avversi dei due principali sostenitori del Laboratorio, lo stesso Adriano Olivetti e Mario Tchou".
Il libro conduce alla scoperta della travagliata esistenza del Laboratorio di Ricerche Elettroniche Olivetti e di Mario Tchou, grazie anche a numerose interviste e testimonianze di chi ha vissuto in presa diretta quel periodo.
Giuditta Parolini ha conseguito un master in storia della scienza, della medicina e della tecnologia presso l'Imperial College London (2009) e un dottorato in Science, Technology, and Humanities presso l'Università di Bologna (2013). Attualmente è un postdoctoral fellow alla Technische Universität Berlin nell'ambito del Berliner Zentrum für Wissensgeschichte.
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