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Li ho visti cosi': e' la volta di Cuccia, Pesenti, Montanelli e Cultrera

, di Andrea Celauro
Nel secondo volume della sua opera, Luigi Guatri racconta le vicende di altri 14 personaggi del mondo bancario, dell'industria e dell'università. Da De Maria a Roveraro, da Tancredi Bianchi a Franco Nobili

Luigi Guatri
Li ho visti così. Protagonisti di università, industria, banca, professione nell'ultimo mezzo secolo
Egea, 2010, 399 pagg., 28 euro.

Quando nel giugno del 1996 il collegio sindacale di Gemina, presieduto da Luigi Guatri, rimandò in assemblea il giudizio sull'approvazione del bilancio 1995, che si era chiuso con una perdita di oltre 694 miliardi di lire, "sui giornali scoppiò la bufera", ricorda il vicepresidente della Bocconi. "Spiegai che non si poteva parlare di bocciatura, ma solo di rinvio del giudizio, a certe precise condizioni che dovevano realizzarsi prima dell'assemblea".

Ma se per il collegio sindacale si trattava di una riserva per approfondire alcuni elementi, per la stampa economica italiana la vicenda sanciva lo strappo con gli amministratori di Gemina. Le fasi concitate che seguirono l'annus horribilis della società, il 1995, sono ricordate da Luigi Guatri nel capitolo che il vicepresidente della Bocconi ha dedicato a Enrico Cuccia, il presidente onorario di Mediobanca, nel secondo volume de Li ho visti così. Protagonisti di università, industria, banca, professione nell'ultimo mezzo secolo (Egea, 2010, 399 pagg., 28 euro).

Anche in questo secondo volume, come nel primo, Guatri ricostruisce le vicende dei personaggi che hanno incrociato la sua carriera professionale e accademica in oltre cinquanta anni di attività rispondendo alle domande del giornalista Ermes Zampollo. Sono 14 i personaggi che appaiono sulle pagine di Li ho visti così 2. Nei sempre dettagliatissimi ricordi di Guatri sui personaggi incontrati nella professione la narrazione si apre con la figura di Enrico Cuccia, "colto, cortese, riservatissimo; banchiere potente e fantasioso manovratore". Guatri ripercorre alcuni passaggi dei circa 20 anni di rapporti professionali col patron di Mediobanca, terminati con lo shock di Gemina, shock "silenzioso (e rispettoso dei ruoli) che", tiene a sottolineare Guatri, "non toccò la reciproca stima". Tornando a quel 1996, il vicepresidente Bocconi scrive: "Quelle giornate le ricordo come molto difficili. Qualcosa di simile al periodo tumultuoso di Enimont, con la differenza che qui il collegio sindacale era compatto. Sono ancora oggi convinto che abbiamo agito, oltre che nel rispetto delle regole, nell'interesse di Gemina". E aggiunge: "Alla fine però questo comportamento rigoroso (e anche coraggioso) non piacque a tutti e fu interpretato come un fatto di 'lesa maestà'. Pensiero che al solito (ma mi sembra poco credibile) fu attribuito a Cuccia". Il quale, peraltro, "non mi disse mai una sola parola di disapprovazione o di dispiacere". Altro capitolo di grande interesse è quello dedicato a Carlo Pesenti e a Italcementi. Una frequentazione brevissima, ma che rimane viva nel ricordo di Guatri. "Quando incontrai Pesenti per la prima volta egli era già nella fase finale del suo grandioso disegno strategico. Nei quattro anni in cui ne fui consulente le operazioni di riorganizzazione del gruppo furono due: la fusione Bastogi-Beni Stabili e la 'inversione del controllo' Italcementi/Italmobiliare". Guatri accenna poi all'avventura di Pesenti nel Banco Ambrosiano, nel 1982, che successivamente si rivelò un fallimento, ma sottolinea come l'ingegnere del cemento "non potesse conoscere nulla di quel 'buco estero' di 1.000 miliardi" che portò al crack del Banco. Di Franco Nobili, padre-padrone della Cogefar e poi presidente dell'Iri, ricorda la bufera legata al filone Enel dell'inchiesta Mani Pulite, dal quale Nobili fu assolto, mentre attraverso la figura del finanziere Gianmario Roveraro ripercorre le vicende della Akros, in particolare riguardo all'operazione Parmalat Finanziaria. Quando nel 2003 scoppia il caso Parmalat, a Roveraro sono contestati la "quotazione indiretta" di Parmalat Finanziaria e gli aumenti di capitale del 1990 e del 1993. Nel 2005, lo stesso Luigi Guatri, membro del consiglio di Akros dall'86 per circa 7 anni, fu chiamato in causa per un'opinione valutativa redatta 16 anni prima sulla vecchia Parmalat. "Fu solo una fortunata circostanza che mi consentì di ritrovare i faldoni in uno scantinato", ricorda Guatri. "Era stato per la mia mania di studioso che avevo dato disposizione di non distruggere mai nulla da me scritto in tema di 'opinioni valutative' e di 'perizie di valore'. Si dimostrò provvidenziale". Il vicepresidente Bocconi è poi prosciolto nel 2007, grazie alla documentazione portata in udienza preliminare, che dimostrava come la sua valutazione della vecchia Parmalat non fosse stata affatto 'di favore'. Fu prosciolto anche Roveraro, che però non ebbe modo di sentire la sentenza: fu ucciso l'anno precedente, nel 2006. Su di lui Guatri sottolinea: "Roveraro non sarebbe neppure riuscito a immaginare qualche comportamento di Tanzi che anche lontanamente si avvicinasse a quanto si sarebbe scoperto negli anni successivi. E forse è vero quanto alcuni giornalisti scrissero, che fosse anche un ingenuo. Ma nulla più di questo". Altro caso aziendale rilevante citato da Guatri è la vicenda dei titoli "atipici" venduti dall'Istituto fiduciario lombardo di Vincenzo Cultrera. Un caso, quello dei certificati immobiliari dell'Ifl, che fece scuola e che fu di incentivo per una più moderna disciplina in materia di certificati atipici. Uno dei capitoli finali è invece dedicato a Indro Montanelli. Guatri si sofferma, oltre che sulle vicende economiche de la Voce, anche sul momento in cui la storia della sua università incrocia quella del giornalista di Fucecchio. Ancora direttore de Il Giornale, Montanelli inaugura una rubrica 'di formazione economica' in collaborazione con la Bocconi. Molti anche i ricordi che riguardano i personaggi "che hanno fatto grande la Bocconi": da Gianguido Scalfi, "giurista insigne, integerrimo; uno dei più grandi e coraggiosi rettori della Bocconi", del quale Guatri rammenta la difficile posizione durante gli anni della contestazione studentesca e l'aggressione subita nel 1975 in università ad opera di alcuni studenti, ad uno dei "maestri" dell'Università, Giovanni Demaria, che sfidò il regime durante il Ventennio fascista e fu rettore dopo la liberazione, all' "amico di una vita", Tancredi Bianchi. Con questo secondo volume Luigi Guatri amplia, non lesinando in dettagli anche molto personali, il panorama che aveva cominciato a dipingere con il primo libro de Li ho visti così. Un panorama fatto di grandi personaggi, nel bene e nel male, della storia economica italiana.

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