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Le convinzioni e le ambiguità determinano la nostra propensione a scommettere su noi stessi

Nella vita di tutti i giorni, le persone spesso “scommettono” sulle proprie capacità, sia che stiano scegliendo un percorso professionale, sia che stiano lanciando una nuova impresa o prendendo una decisione aziendale ad alto rischio. Queste scommesse sono spesso influenzate dall’overconfidence o sicurezza eccessiva, un bias cognitivo che porta gli individui a sopravvalutare le proprie capacità o le probabilità di successo. Sebbene questo fenomeno sia stato studiato per decenni, un recente lavoro di Cédric Gutierrez (Dipartimento di Management e Tecnologia della Bocconi), Mohammed Abdellaoui (HEC Paris) e Han Bleichrodt (Università di Alicante) ne propone una nuova chiave di lettura. La ricerca, pubblicata su Management Science, esplora il ruolo dei fattori psicologici interagenti—le convinzioni ottimistiche e gli atteggiamenti verso l’ambiguità—nell’origine di un comportamento eccessivamente fiducioso.

Questo studio fornisce una comprensione più approfondita dei fattori che guidano l’overconfidence e mostra come distinguere tra loro gli effetti di queste influenze. Gli autori spiegano che il comportamento eccessivamente sicuro di sé non è un concetto monolitico, ma il prodotto di due meccanismi interconnessi: le convinzioni eccessivamente ottimistiche sulle proprie capacità e gli atteggiamenti verso l’ambiguità, cioè la tendenza ad accettare o evitare l’ambiguità quando si prendono decisioni. “I nostri risultati mostrano che le convinzioni e gli atteggiamenti verso l’ambiguità possono rafforzarsi o contrastarsi a vicenda, influenzando profondamente i risultati decisionali”, scrivono.

L’interazione tra convinzioni e gestione dell’ambiguità

Il comportamento eccessivamente sicuro di sé, sostengono gli autori, deriva da due distinti fattori psicologici. Il primo è costituito dalle convinzioni ottimistiche, che portano le persone a sopravvalutare le proprie capacità o a credere di essere migliori degli altri, anche senza prove sufficienti. Il secondo è l’atteggiamento nei confronti dell’ambiguità, che determina il modo in cui gli individui rispondono all’incertezza. Ad esempio, gli individui con atteggiamenti di ambiguità ottimistici sono più propensi ad agire con entusiasmo di fronte a opportunità con esiti poco chiari, percependo il potenziale laddove altri vedono problemi. Gli atteggiamenti di ambiguità possono amplificare o attenuare le convinzioni ottimistiche o pessimistiche, a seconda del contesto.

Gutierrez e i suoi colleghi hanno progettato una metodologia a due stadi per studiare queste dinamiche. Hanno infatti separato gli effetti delle convinzioni e degli atteggiamenti di ambiguità utilizzando due metodi sperimentali: uno per misurare l’impatto combinato di questi fattori e un altro per isolare il ruolo delle sole convinzioni. Questo approccio ha permesso di scoprire come questi fattori psicologici interagiscono per produrre modelli discreti del comportamento eccessivamente fiducioso.

Risultati sperimentali: credenze, ambiguità e difficoltà del compito

In un esperimento, ai partecipanti è stato chiesto di scommettere sulle loro prestazioni, sia sul loro punteggio assoluto che sulla loro posizione rispetto agli altri, in un test di abilità moderatamente impegnativo. I ricercatori hanno così scoperto che gli atteggiamenti di ambiguità spesso compensano le convinzioni pessimistiche. Mentre i partecipanti tendevano a sottovalutare le proprie prestazioni quando stimavano le proprie capacità, gli atteggiamenti ottimistici verso l’ambiguità hanno controbilanciato questo fenomeno, dando luogo a decisioni che non erano né troppo sicure né poco sicure nel complesso. Gli autori hanno osservato che questo risultato dimostra il ruolo importante dell’ambiguità nel modellare il modo in cui le persone valutano le proprie capacità.

In un secondo esperimento, gli autori hanno studiato il modo in cui la difficoltà del compito influenzi l’eccesso di fiducia. I risultati hanno supportato il ben documentato “effetto difficile-facile”, che mostra come i modelli di comportamento si modifichino con la complessità del compito. I partecipanti hanno sottovalutato le loro prestazioni assolute nei compiti più facili, ma hanno creduto di essere più in alto degli altri (overplacement). Nei compiti più difficili, hanno sovrastimato le loro prestazioni assolute ma hanno sottostimato il loro rango relativo (underplacement). È interessante notare che gli atteggiamenti di ambiguità erano costantemente più ottimistici nei compiti più facili, il che ha esacerbato l’overplacement. Nei compiti più difficili, gli atteggiamenti di ambiguità hanno giocato un ruolo minore e le convinzioni hanno avuto la precedenza.

I ricercatori hanno anche osservato che le convinzioni e le attitudini all’ambiguità possono interagire in modo particolare. Ad esempio, quando i partecipanti scommettevano sulle loro prestazioni relative in compiti facili, le loro convinzioni ottimistiche e le loro tendenze all’ambiguità si rafforzavano a vicenda, dando luogo a un forte overplacement. Al contrario, quando si scommetteva sulle prestazioni assolute in compiti facili, le convinzioni pessimistiche e gli atteggiamenti ottimistici verso l’ambiguità si compensavano parzialmente, attenuando il comportamento eccessivamente fiducioso.

Implicazioni per il processo decisionale

L’eccesso di sicurezza è stato a lungo collegato a risultati negativi, come il fallimento imprenditoriale, le decisioni strategiche sbagliate e gli investimenti non ottimali. Distinguendo tra gli effetti delle convinzioni e dell’ambiguità, questa ricerca può aiutare a capire come l’eccesso di fiducia possa essere affrontato nel mondo reale. Ad esempio, gli interventi che mirano a correggere il comportamento eccessivamente sicuro devono prima identificarne la causa principale. Se esso deriva da convinzioni ottimistiche, può essere utile fornire agli individui un feedback accurato o informazioni statistiche sulle loro prestazioni. Tuttavia, se l’atteggiamento verso l’ambiguità è il fattore principale, gli interventi che si concentrano sulla riformulazione degli scenari ambigui o sulla riduzione dell’incertezza percepita potrebbero rivelarsi più efficaci. “Le organizzazioni che mirano a contenere gli effetti nocivi dell’eccesso di fiducia devono adattare le loro strategie alla causa scatenante, che si tratti di convinzioni non realistiche o di atteggiamenti non corretti verso l’ambiguità”, spiega Cédric Gutierrez.

Isolando e misurando le componenti dell’overconfidence, Gutierrez e i suoi colleghi hanno messo in luce l’interazione tra convinzioni e ambiguità nel plasmare il comportamento umano, il che permette una comprensione più precisa del modo in cui prendiamo decisioni in situazioni incerte.

In definitiva, questa ricerca suggerisce che l’eccesso di fiducia non riguarda solo l’eccessiva stima di noi stessi, ma anche il modo in cui affrontiamo le incertezze che ci circondano. Affrontando entrambi gli elementi, possiamo prendere decisioni più informate ed equilibrate, sia in sala riunioni che nella vita di tutti i giorni.

CEDRIC GUTIERREZ MORENO

Bocconi University
Dipartimento di Management e Tecnologia