Contatti
Persone

Interpretare la complessita' del mondo in nome dell'Europa

, di Andrea Celauro
Giorgio Aliberti, ambasciatore dell'Unione europea in Vietnam e alumnus Bocconi, spiega quali caratteristiche debba avere oggi un diplomatico per capire e gestire un ruolo che e' ancora, e forse anche piu' di prima, necessario. E di quanto l'Asia sia oggi fondamentale per lo sviluppo economico dell'Ue

In qualità di ambasciatore dell'Unione europea ad Hanoi, in Vietnam, e avendo alle spalle numerose esperienze diplomatiche nel mondo, Giorgio Aliberti ha un occhio privilegiato su come si sia evoluto il ruolo della diplomazia e quello dell'Europa come attore politico. Cinquantotto anni, Aliberti ha il compito di curare i rapporti con un paese che negli ultimi trent'anni ha avuto uno sviluppo notevole, così come tutta l'area dell'Indopacifico. Un compito delicato, che affonda le proprie radici nell'interesse per le questioni internazionali maturato durante gli studi in Bocconi, dove si è laureato in economia politica nel 1991.

La diplomazia è stata sempre nei suoi pensieri?
Non da subito, ma quando, dopo la laurea, sono venuto a conoscenza del corso dell'Ispi di preparazione alla carriera internazionale, ho deciso di intraprendere quella strada. Dopo un'esperienza di studio all'ENA di Parigi, ho cominciato un percorso che mi ha portato a diverse esperienze in Europa e nel mondo, ma anche in Italia. È utile, infatti, poter confrontarsi con esperienze all'estero, ma poi avere la possibilità di riportare nel proprio paese un po' di quell'esperienza. Il primo ruolo in diplomazia è stato all'ambasciata italiana a Nairobi, poi ho avuto la possibilità di entrare nella policy unit del Gabinetto di Javier Solana, al Consiglio dell'Unione europea, dove ho lavorato tre anni, per poi rientrare a Roma. Da lì mi sono spostato a Washington, dove sono stato a capo dell'ufficio politico dell'ambasciata. Infine, sono stato nominato ambasciatore italiano in Myanmar, dove sono rimasto fino al 2018, mentre dal 2019 ricopro questo ruolo, ma per l'Unione europea, in Vietnam.

Quali caratteristiche deve avere un ambasciatore, oggi?
Serve agilità mentale, flessibilità e comprensione della complessità del mondo. In questo, aiuta avere esperienze diversificate. Per esempio, la mia esperienza europea è stata molto formativa, ma lo è stata altrettanto l'esperienza americana, perché anch'essa mi ha dato una visione del mondo diversa: a volte, infatti, in Europa tendiamo a vivere come dentro una bolla, ad avere una visione molto eurocentrica. Allo stesso modo, arricchisce molto confrontarsi con realtà un po' più complesse come quelle dei paesi in via di sviluppo. Dal punto di vista delle esperienze, la diplomazia italiana ed europea si differenziano un po' da quella americana, nella quale si tende a concentrarsi su una sola area e a specializzarsi su quella.

Lei rappresenta l'Unione europea. Come è vista l'Ue nello scacchiere internazionale?
Negli ultimi anni il ruolo di attore globale nel quale si presenta l'Unione europea è sempre più riconosciuto e l'Europa è sempre più considerata come un'entità omogenea con la quale dialogare. In Asia, ad esempio, c'è la percezione di un attore la cui rilevanza è in forte crescita. È finito quindi il tempo in cui si considerava l'Unione europea solo un insieme di piccoli stati. Oggi, si guarda all'Europa come un partner molto importante, in particolare sul fronte del commercio e degli investimenti e sul fronte della transizione ecologica. Meno su quella della sicurezza e della difesa.

Quali sono le direttrici lungo le quali si muove la diplomazia europea?
La linea di fondo è coniugare la difesa degli interessi europei con i valori. Come i diritti umani, per esempio. Questi temi, come quelli ambientali, sono quelli sui quali l'Europa punta di più. È una scelta opportuna, sebbene non sempre tutti i partner la condividano.

Che ruolo ha l'Asia per l'Europa?
Dal punto di vista economico, è un partner fondamentale. Da un lato, c'è la Cina, per la quale – come ha sottolineato Ursula von der Leyen – dobbiamo ridurre la rischiosità dei rapporti, ma non tagliare i ponti; dall'altro, c'è tutta l'area dell'Indopacifico, che è cresciuto e divenuto estremamente rilevante dal punto di vista commerciale ed economico. Per la prosperità dell'Europa è fondamentale avere buoni rapporti con quest'area, un aspetto che forse noi europei abbiamo capito un po' in ritardo.

In un mondo che cambia rapidamente, cambia anche il ruolo della diplomazia?
Oggi tutti siamo chiamati a confrontarci con questioni internazionali, che con la globalizzazione ci riguardano più che in passato. Il ruolo della diplomazia è cambiato, ma resta fondamentale. Anzi, è ancora più importante di prima per interpretare la complessità, per analizzare le diverse situazioni con cognizione di causa. Una cosa è chiara, inoltre: ancora più che in passato è fondamentale una solida preparazione economica.