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Ricerca Emigrazione

Il cambiamento climatico condiziona le migrazioni interne

, di Andrea Costa
Un nuovo studio di Marco Percoco e altri mostra come l’avanzare dell'aridità spinga le persone a cercare una nuova vita all'interno del proprio Paese

Non sono solo le città costiere a dover affrontare l'innalzamento del livello del mare o gli agricoltori a gestire eventi meteorologici anomali: milioni di persone sono spinte dai cambiamenti climatici a trasferirsi, non oltreconfine, ma all'interno del proprio Paese. Uno studio di Marco Percoco (Direttore del Centro di Ricerca GREEN della Bocconi), Roman Hoffmann (International Institute for Applied Systems Analysis, Austria), Guy Abel (Dipartimento di Sociologia, The University of Hong Kong), Maurizio Malpede (Università di Pavia), Raya Muttarak (Università di Bologna) e pubblicato su Nature Climate Change indaga sulle dinamiche alla base di questa migrazione interna. Analizzando oltre 107.000 flussi migratori all'interno di 72 Paesi tra il 1960 e il 2016, la ricerca mostra che con l'intensificarsi della siccità e l'aumento dell'aridità delle varie regioni, gli spostamenti di persone si intensificano. I risultati mostrano una tendenza chiara: “Di fronte a pressioni ambientali come la siccità prolungata, molte persone considerano la migrazione come il male minore”, afferma Marco Percoco.

Il ruolo della siccità nelle migrazioni

La siccità ha il potere di sradicare vite, soprattutto in regioni come l'Europa meridionale, l'Asia meridionale, l'Africa e il Medio Oriente. È stato riscontrato che un aumento di 1 deviazione standard dell'aridità aumenta i tassi di emigrazione fino al 9,3%, evidenziando quanto i fattori ambientali siano diventati importanti nell'influenzare la mobilità. Come affermano gli autori, “in molte aree le persone non scelgono semplicemente di spostarsi, ma sono spinte da condizioni ambientali che rendono sempre più insostenibile la permanenza nei luoghi di origine.”

Ma la relazione tra clima e migrazione non è uniforme. Nelle nazioni più ricche, i tassi di migrazione sono complessivamente più alti, forse per via del fatto che i mezzi per spostarsi sono più accessibili. Tuttavia, all'interno di questi Paesi, sono spesso le regioni più povere a registrare i tassi più elevati di emigrazione. Ciò suggerisce un'interazione complessa in cui i vincoli economici possono sia consentire che limitare la migrazione. Come osserva Marco Percoco, “mentre le aree più ricche possono offrire maggiori opportunità di spostamento, sono spesso coloro che provengono dalle aree meno avvantaggiate a sentire la maggiore pressione a partire.”

Il cambiamento climatico colpisce le comunità rurali

Le aree rurali, in particolare quelle che dipendono dall'agricoltura, sono le più colpite dai cambiamenti climatici. L’articolo sottolinea che queste comunità hanno maggiori probabilità di subire gli effetti di un peggioramento della siccità. Nelle regioni in cui l'agricoltura è la principale fonte di reddito, l'inaridimento del suolo e la diminuzione delle riserve idriche si traducono direttamente nella perdita dei mezzi di sussistenza. Questo spesso porta a migrare verso le aree urbane, dove le opportunità possono essere scarse ma sono percepite come più stabili. “Trasferirsi in città risponde a una strategia di adattamento, è un modo per le famiglie rurali di reagire a condizioni che non possono più garantire il loro stile di vita,” spiegano gli autori. Le aree urbane, dal canto loro, hanno meno probabilità di perdere abitanti a causa delle condizioni di aridità. Al contrario, diventano calamite per coloro che fuggono dalle aree rurali colpite dalla siccità, aumentando il flusso di persone verso le città. Questa tendenza sta rimodellando i paesaggi urbani, poiché i nuovi migranti portano con sé le loro esigenze e le loro sfide, aggiungendo ulteriore pressione a un'infrastruttura già sotto stress.

Una complessa interazione di fattori diversi

Gli effetti del cambiamento climatico sono percepiti in modo diverso a seconda dell'età, dell'istruzione e del contesto regionale. I giovani adulti e coloro che hanno un'istruzione secondaria sono spesso i primi a spostarsi dalle regioni più povere, spinti dalla speranza di trovare migliori opportunità altrove. Nei Paesi più ricchi, le popolazioni più anziane mostrano una sorprendente tendenza a spostarsi in risposta ai cambiamenti ambientali, forse per trovare un luogo dove trascorrere il pensionamento o per il desiderio di trasferirsi in climi più ospitali.

Implicazioni per un mondo sempre più caldo

Poiché la siccità diventa un fattore di migrazione importante, diventa urgente la necessità di mettere in atto delle strategie proattive. Gli autori invitano a migliorare le reti di supporto nelle aree urbane che spesso diventano meta dei migranti climatici. “Dobbiamo pensare al futuro e garantire che le città siano in grado di accogliere questo afflusso, fornendo alloggi, posti di lavoro e servizi a coloro che sono sfollati a causa dello stress ambientale”, consiglia Percoco.

Inoltre, lo studio sottolinea l'importanza di politiche che aiutino le comunità rurali ad adattarsi in loco, riducendo la necessità di emigrare in primo luogo. Una migliore gestione delle risorse idriche, l'innovazione agricola e le reti di sicurezza sociale potrebbero contribuire a stabilizzare le popolazioni e consentire alle persone di continuare la propria vita senza essere costrette a spostarsi. Questo approccio olistico, secondo Percoco e i suoi coautori, è fondamentale per affrontare le cause profonde delle migrazioni indotte dal clima.

Marco Percoco e i suoi colleghi mettono quindi in discussione l’idea tradizionale della migrazione come fenomeno principalmente economico o legato ai conflitti, dimostrando che in molte regioni i fattori ambientali stanno diventando altrettanto importanti.

MARCO PERCOCO

Bocconi University
Dipartimento di Scienze Sociali e Politiche