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Google, una nuova generazione al potere

, di Fabio Todesco
Larry Page e Sergey Brin, i fondatori di Google, sono i rappresentanti di un’imprenditoria alla frontiera dell’innovazione. Il nome della loro creatura si è fatto verbo e loro promettono sorprese in tutti i campi

David Vise e Mark Malseed
Google Story – Edizione 2007
Egea, Milano, 2007
300 pagine, 19 euro

Quando, nel giugno 2006, Bill Gates (classe 1955) ha annunciato l'intenzione di lasciare la direzione operativa di Microsoft, è come se il testimone dell'innovazione fosse passato a una nuova generazione di nerds, che vede i suoi esponenti più rappresentativi in Larry Page (1973) e Sergey Brin (1974), i "ragazzi di Google".

Fino a quando Page e Brin, i due fondatori del motore di reicerca, non sono stati costretti a rendere pubblici i risultati economici della loro creatura in vista della quotazione in borsa nell'agosto 2004, il mondo non si era reso conto di che macchina da soldi fosse la loro impresa.

E invece, tra lo scetticismo di chi riteneva i motori di ricerca intellettualmente interessanti ma economicamente irrilevanti, la semplice idea di accostare ai risultati della ricerca, nella parte destra dello schermo, annunci pubblicitari correlati alle parole chiave digitate aveva fruttato, nel 2003, 1,5 miliardi di dollari e ne avrebbe portati nelle casse della società 3,2 nel 2004 e 6,1 nel 2005. Non solo, accordando parte degli introiti pubblicitari ai siti disposti a inserire nelle proprie pagine un riquadro Google, dal quale consultare il motore di ricerca, la società ha messo in moto un nuovo modello economico, la Google economy, che consente anche ai piccoli editori online di fare reddito senza organizzare una rete di distribuzione pubblicitaria.

Dopo due ristampe andate esaurite in Italia e un grande successo in tutto il mondo, David Vise e Mark Malseed portano in libreria un'edizione aggiornata della storia del più grande fenomeno mediatico e imprenditoriale dei nostri tempi, ripercorrendo la formazione di Larry e Sergey, le loro idee e la crescita economica di Google, con il dettaglio e la meticolosa raccolta di dati propri del grande giornalismo americano di inchiesta. Google Story – Edizione 2007 (Egea, 2007, 300 pagine, 19 euro) si basa sulle interviste a oltre 150 persone, innumerevoli registrazioni video e audio e migliaia di pagine di documenti pubblici e privati. Vise ha vinto il Premio Pulitzer grazie a una serie di articoli sulla relazione tra Wall Street e la Sec, l'organo di controllo delle borse americane, pubblicati dal Washington Post. Malseed è uno degli assistenti di Bob Woodward.

Brin e Page erano compagni di PhD alla Stanford University. Gli interessi di Brin nel data mining (le tecniche capaci di dare significato informativo a grandi quantità di dati disordinati) e l'ossessione di Page, che a metà degli anni '90 era convinto di poter scaricare l'intera Rete sul proprio personal computer in una settimana, diedero il via a una delle imprese che hanno maggiormente segnato la vita di tutti i giorni di decine di milioni di persone fino a diventare, con le parole di Vise e Malseed, "un'estensione delle nostre menti". Google, per far funzionare il motore di ricerca, oggi replica e indicizza il web su una rete di 100.000 computer personalizzati e gestiti da un software appositamente sviluppato, che costituiscono uno dei segreti meglio custoditi di Silicon Valley e dell'intera economia americana.

Page e Brin hanno avuto molte buone idee da quando gestiscono la società, prima di tutte quella di creare un sistema, basato sui link provenienti da altre pagine, per classificare i risultati di ricerca in ordine di rilevanza. In più, hanno creato un clima aziendale del tutto simile a quello che si respira nei campus americani e stimolano i dipendenti all'innovazione, riservando allo sviluppo di progetti personali il 20% del tempo lavorativo.

Se il successo di alcune imprese ha trasformato il loro marchio in un sostantivo, Google è diventato addirittura un verbo. In inglese "to google" significa "cercare su Internet" e i due fondatori si pongono, ormai, l'ambizioso traguardo di mettere a disposizione di tutti l'intero scibile umano in una forma immediatamente utilizzabile.

Si spiegano così il progetto di digitalizzazione del patrimonio librario che fa tanto discutere in queste settimane, e che viene illustrato nel dettaglio dal libro, e la collaborazione con diversi laboratori di biologia per rendere disponibile e ricercabile il patrimonio genetico dell'umanità.

Nel libro non vengono taciute alcune criticità. Google e il suo sistema di posta elettronica, Gmail, sono visti da alcuni come una minaccia alla privacy personale. Nel 2004 i manager della società si sono trovati in polemica con un giornalista che aveva pubblicato alcuni dati sul loro patrimonio personale, per poi scoprire che se li era procurati con una ricerca su Google. Nel periodo immediatamente precedente la quotazione l'impresa ha cercato di accelerare la crescita del fatturato allentando alcune politiche editoriali di garanzia sui contenuti indicizzati dal motore di ricerca e concedendo alle imprese di mostrare la propria pubblicità quando i navigatori utilizzano come parole chiave i nomi di imprese e prodotti concorrenti. La società è ancora poco trasparente nei riguardi del mercato e persino della galassia di siti che ruota intorno alla Google economy. Volendo seguire sempre e solo la propria strada, Page e Brin hanno escogitato un complesso sistema di asta per collocare le azioni al Nasdaq, innescando una logorante guerra di nervi con i regolatori. Alla fine sono riusciti a concludere il collocamento, ma a un prezzo decisamente più basso di quello progettato (85 dollari per azione, contro i 110-135 ipotizzati all'inizio del processo). E il loro piano di quotazione ha rischiato di saltare per un'intervista rilasciata a Playboy.

Il mercato, dopo di allora, ha premiato Google in modo spettacolare. L'azione Google, nell'estate 2005, ha superato la soglia dei 300 dollari, ma già il 17 novembre ha sfondato il tetto dei 400. A maggio 2006, quando l'impresa ha presentato il rendiconto preventivo, era tornata a 387 e a fine febbraio 2007 era attorno ai 475 dopo avere toccato anche i 513 (per tenervi aggiornati, digitate GOOG nel motore di ricerca).

Con tante risorse a disposizione si è tentati di prendere sul serio anche la profezia di Brin, con la quale si chiude il volume: «Nel futuro, magari attaccheremo una piccola versione di Google direttamente al cervello. Sarà disponibile in vari stili e versioni, e avremo accesso immediato a tutta la conoscenza del mondo, il che non è niente male».

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