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Disuguaglianza e stagnazione: il divario economico nell’Italia meridionale preindustriale
I crescenti divari di ricchezza sono un problema molto attuale per diverse economie moderne, e le radici di queste disparità possono spesso essere ricondotte a una storia remota. Un nuovo studio di Guido Alfani (del Dipartimento di Scienze sociali e politiche Bocconi e direttore del centro di ricerca Dondena della Bocconi) e Sergio Sardone (Università Federico II di Napoli) fa luce sulla disuguaglianza economica nell’Italia meridionale preindustriale, in particolare in Puglia, una regione chiave dell’allora Regno di Napoli. I loro risultati rivelano un aumento persistente della disuguaglianza dal XVI al XVIII secolo, un periodo segnato da stagnazione economica.
Il contesto storico
All’inizio dell’era moderna, il Regno di Napoli fu uno degli Stati più grandi ed economicamente significativi dell’Italia preunitaria. Governata successivamente da Angioini, Aragonesi, Asburgo di Spagna e infine dai Borboni, la regione si distingueva per la sua economia basata sull’agricoltura, le strutture feudali e la pesante tassazione. Le politiche economiche del regno giocarono un ruolo cruciale nel plasmare la distribuzione della ricchezza e del reddito.
La Puglia, la regione specificamente studiata da Alfani e Sardone, fornisce un contesto ideale per esplorare queste dinamiche. Essendo una regione con un mix di centri urbani, città agricole e comunità rurali, consente un’analisi comparata delle tendenze alla disuguaglianza tra le diverse strutture economiche e sociali.
Aumento delle disuguaglianze in un’economia stagnante
Utilizzando fonti d’archivio recentemente scoperte, Alfani e Sardone ricostruiscono le tendenze di lungo periodo della disuguaglianza di ricchezza in Puglia tra il 1550 e il 1800. I risultati mettono in discussione le tradizionali teorie economiche che collegano la crescita della disuguaglianza all’espansione economica. Al contrario, si dimostra che la disuguaglianza è aumentata anche quando l’economia della regione ristagnava o declinava.
Lo studio rivela infatti una crescita persistente della disuguaglianza di ricchezza nel tempo. Mentre i ricchi accumulavano fortune sempre più grandi, la percentuale di individui indigenti aumentava in modo significativo, con un crescente divario tra l’élite ricca e le classi inferiori impoverite. I dati evidenziano anche le disparità tra centri urbani, villaggi agricoli e comunità rurali, dove le città presentavano i livelli più alti di disuguaglianza. La concentrazione della ricchezza nelle aree urbane suggerisce che gli scambi e il commercio, piuttosto che l’agricoltura, sono stati i motori principali dell’accumulo di ricchezza.
Le disuguaglianze di reddito e di ricchezza
Lo studio fornisce anche una inedita analisi comparativa della disuguaglianza di ricchezza e reddito, sulla base di documenti fiscali che includono stime del reddito da lavoro. Mentre la disuguaglianza di ricchezza era estrema, la disuguaglianza di reddito, sebbene elevata, era in qualche modo mitigata dai redditi da lavoro. Tuttavia, i redditi da lavoro sono rimasti fortemente squilibrati, perché i professionisti e i lavoratori qualificati guadagnavano significativamente di più rispetto ai lavoratori non qualificati.
Confronti regionali e internazionali
I dati della Puglia sono in linea con le tendenze più generali osservate nell’Europa preindustriale. Studi simili condotti nell’Italia settentrionale, in Spagna e nei Paesi Bassi indicano che la disuguaglianza cresceva in contesti economici diversi. Tuttavia, il caso pugliese si distingue per i suoi livelli particolarmente elevati di disuguaglianza, forse esacerbati dal perdurante sistema feudale e dalla limitata mobilità economica. Come spiega Guido Alfani, “non c’è motivo di sostenere che la crescente disuguaglianza sia stata solo uno spiacevole effetto collaterale dell’aumento di prosperità. Il contrario è molto più vicino alla verità: data l’assenza di qualsiasi miglioramento dei livelli di reddito (medio) nella Puglia della prima età moderna, l’aumento della disuguaglianza economica potrebbe essere stato causato unicamente dal fatto che la società è diventata più ‘estrattiva’, cioè più vicina alla massima disuguaglianza possibile che avrebbe potuto teoricamente raggiungere.”
Lezioni dal passato
La ricerca di Alfani e Sardone fornisce una prospettiva storica inedita sulla disuguaglianza, offrendo spunti di riflessione che rimangono attuali. Lo studio sottolinea il fatto che la disuguaglianza può aumentare anche in economie stagnanti, mettendo in discussione l’idea che la sola crescita economica sia una soluzione alle disparità di ricchezza. La persistenza della disuguaglianza nella Puglia preindustriale mostra che i fattori strutturali come la tassazione, i modelli di proprietà fondiaria e le politiche economiche giocano un ruolo fondamentale nel plasmare la distribuzione della ricchezza. Il Regno di Napoli è ormai lontano, ma le forze economiche che hanno dato forma alle sue disuguaglianze continuano ad avere effetti nel mondo di oggi.