Diplomazia, ovvero l'arte di essere dove si prendono le decisioni
Togliamoci subito dalla mente la figura del diplomatico con una valigetta piena di scottanti documenti che rivelano chissà quali intrighi, immagine stereotipata di tanti film di spionaggio. Il moderno diplomatico è oggi un funzionario molto qualificato, che serve il proprio paese, le aziende e i suoi connazionali che sempre più spesso, per lavoro o per turismo, viaggiano all'estero. Che poi, in rapporto al proprio ruolo, abbia spesso rapporti diretti con i leader mondiali è una conseguenza del proprio incarico, forse la parte più interessante perché dà la sensazione di essere lì dove si prendono le decisioni. E molto spesso è così, come racconta nell'intervista Sara Rezoagli, laureata in Economia politica in Bocconi nel 1994 e oggi Vicaria della delegazione dell'Unione Europea in Thailandia.
Quando ha scelto la Bocconi, e in particolare il corso di Economia politica, aveva già in progetto la carriera che poi ha intrapreso?
Ho sempre avuto un forte interesse per le relazioni internazionali e le economie mondiali, in particolare quelle dei paesi asiatici, come testimonia la mia tesi sul modello economico della Cina. La Bocconi era allora l'unica università italiana che mi permettesse di studiare 'economics' con questo taglio. Ma la carriera diplomatica non era qualcosa che avevo pianificato.
Dopo la laurea, nel 1994, ha iniziato a lavorare nel mondo della cooperazione internazionale. Che cosa faceva e che ricordi ha di quel periodo?
Dal 1995 ho lavorato in Vietnam e altri paesi asiatici nel campo della cooperazione allo sviluppo per Organizzazioni non governative e per le Agenzie delle Nazioni Unite, seguendo programmi di sviluppo rurale, progetti di microfinanza e microimprenditoria femminile. E' stato un periodo entusiasmante, proficuo, dove ho realizzato molte cose interessanti.
Nel 2001 però il cambiamento, cioè l'ingresso in diplomazia. Un salto determinato da cosa?
Ho vinto il concorso per la carriera diplomatica. Le Ong hanno un ambito di intervento limitato, le Nazioni Unite ovviamente hanno più margini di manovra ma se rappresenti uno Stato sovrano, un paese del G7, allora puoi incidere di più. E' stata questa una delle motivazioni che mi ha spinta, il desiderio di avere un impatto maggiore e in più settori. Ho ricoperto incarichi con responsabilità via via crescenti nei paesi asiatici, se si eccettua una parentesi a Londra, che mi hanno sempre attratta, come l'Afghanistan, il Pakistan e la Cina, dove sono rimasta cinque anni ed ero a capo della sezione politica della sede.
Quando si procede nella carriera aumentano, in qualsiasi lavoro, le responsabilità. Nel caso della diplomazia si tratta di responsabilità a volte pesanti, ci si trova nei luoghi dove vengono prese decisioni che hanno grande influenza su scala globale. Lo percepisce questo nel suo lavoro?
Noi abbiamo la possibilità di avvicinarci alla fonte delle grandi questioni mondiali, di assistere alle interazioni tra attori globali, leader politici, personalità che a vario titolo determinano la sorte delle nazioni e del pianeta. Abbiamo in vari casi accesso a informazioni di prima mano, non mediate o distorte. Soprattutto in ambasciate piccole, può capitare di relazionarsi direttamente con sovrani e primi ministri. È uno degli aspetti più delicati ma anche interessanti di questo mestiere ed è per questo che mi sento di consigliare la carriera diplomatica a chiunque abbia passione per le relazioni internazionali. Un'altra grande responsabilità è quella dell'assistenza ai connazionali, della promozione del Made in Italy e della cultura italiana, missioni fondamentali per ogni diplomatico.
Oggi lei fa parte della delegazione diplomatica dell'Unione Europea in Thailandia. In che cosa differisce questo mandato rispetto ai precedenti?
Che non rappresenti più solo un paese ma 27, e se da un lato devi cercare una sintesi tra gli interessi e le posizioni di tutti gli stati membri, dall'altro parlando con una voce sola si ha un impatto maggiore. La Thailandia è un paese con cui la UE intende intensificare le relazioni. La delegazione europea a Bangkok ha molte attività e con le autorità locali ci relazioniamo in vari ambiti, dall'economia alla cultura, dai diritti umani alla sicurezza, alle regole internazionali. Prestare servizio presso le Delegazioni UE è un'opportunità molto interessante per i diplomatici italiani, un'osmosi tra UE e Stati Membri che arricchisce entrambe le parti.
In 20 anni le tecnologie hanno cambiato il modo di lavorare di tutti noi. I social media hanno aperto scenari forse impensabili. Come è cambiato alla luce di questo il lavoro del diplomatico?
Che si deve fare tutto a una velocità prima sconosciuta. Agli inizi degli anni 2 mila, quando ho iniziato io, il mestiere stava già cambiando, ma non si pensava che sarebbe accaduto tanto in fretta. I social media ci costringono alla rapidità assoluta, il nemico numero 1 è la disinformazione che con le moderne modalità di trasmissione delle notizie si propaga rapidissimamente. La figura del rappresentante diplomatico sul cavallo bianco con il plico da consegnare appartiene a un passato lontano, ma questa velocità è una delle sfide da affrontare in futuro.