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Che lavoratore (non retribuito) questo consumatore!

, di Fabio Todesco
La sociologa francese Marie-Anne Dujarier analizza e critica in un libro il fenomeno della coproduzione e individua le prime forme di ribellione da parte dei consumatori
Marie-Anne Dujarier
Il lavoro del consumatore
Come coproduciamo ciò che compriamo
Egea, 2009
246 pagine, 21,50 euro

Quando monta da solo i mobili Ikea o passa i prodotti del supermercato al self-scanner, il consumatore sta, in realtà, lavorando, così come quando compila un questionario di customer satisfaction o contribuisce, attraverso il sito internet della casa produttrice, a concepire la campagna pubblicitaria del prossimo suv. Fa un lavoro ancora più prezioso, in un mercato del lavoro precario, quando (e capita sempre più spesso) si sostituisce ai formatori suggerendo agli sportellisti inesperti come fare determinate operazioni o quando risolve, in proprio, le contraddizioni dell'offerta (differenziando, per esempio, i rifiuti per rendere il proprio consumo più sostenibile).

Marie-Anne Dujarier, la sociologa francese che ha scritto Il lavoro del consumatore. Come coproduciamo ciò che compriamo (Egea, 2009, 246 pagine, 21,50 euro, con Prefazione di Giampaolo Fabris), analizza il coinvolgimento del consumatore nella produzione in modo completo e decisamente critico, in modo estremamente diverso, scrive Fabris nella Prefazione, "dalla letteratura più recente, che si sofferma quasi esclusivamente sugli aspetti più creativi e partecipativi, spesso con toni apologetici". Dujarier classifica la partecipazione dei consumatori in tre modalità: l'autoproduzione diretta (dall'utilizzo dei distributori automatici a quello dei siti di homebanking), la coproduzione collaborativa (dalla cessione di informazioni e idee al cosiddetto crowdsourcing, con cui le imprese, grazie alle nuove tecnologie, riescono ad appaltare ai navigatori piccole fasi del processo produttivo); il lavoro organizzativo vero e proprio, compresa la mediazione delle contraddizioni. La posizione di Dujarier è drastica: si tratta di lavoro non retribuito e non giustificato da vantaggi sufficienti per il consumatore. Nell'ultimo, originale capitolo, la sociologa analizza l'utilizzo, da parte dei consumatori, dei "tradizionali strumenti di resistenza o di opposizione dei lavoratori salariati. Dalla contestazione del compito programmato all'azione giudiziaria, passando attraverso lo sciopero, il coproduttore gioca realmente su più tavoli e sa talvolta opporre resistenza alla sua messa al lavoro nel contesto della coproduzione". Fabris, nella bella introduzione, assume una posizione più meditata, rivalutando alcuni dei vantaggi che i consumatori e la collettività traggono da alcune forme di coproduzione.

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