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Ingegneri della Jihad

, di Silvia Introzzi
I sorprendenti legami tra istruzione ed estremismo. Diego Gambetta e Steffen Hertog nel loro nuovo libro rispondono alle molte domande oggi ancora in sospeso

L'esplosione del fenomeno del terrorismo jihadista ha portato il suo studio dalle stanze delle polizie dove è stato per anni, facendo nascere una disciplina che non ha ancora un nome preciso, e nella quale si confrontano arabisti, sociologi, analisti politici e strategici, esperti di religione e psicologi.
Con risultati per ora molto variopinti: le scuole di pensiero principali attribuiscono le cause del terrorismo islamista o allo scontro di civiltà di matrice religiosa, o al disagio economico-sociale, con una lettura che fa risalire il terrorismo alla povertà e all'ignoranza. In mezzo tra queste due correnti dai forti toni ideologici cercano di farsi strada studiosi che affrontano il problema con strumenti tipici della ricerca.

Diego Gambetta e Steffen Hertog in Ingegneri della Jihad (Università bocconi Editore - UBE 2017; 352 pagg.; 21,90 euro), hanno cercato di dare una risposta alla domanda "Perché qualcuno decide di diventare un terrorista?", partendo dal dato della "education", cioè il grado di istruzione dei membri delle bande terroristiche. Un motivo per partire da questi numeri consiste nella relativa facilità con cui i dati sull'istruzione sono reperibili, un altro dal fatto che il livello accademico raggiunto riflette un fatto e non un atteggiamento (magari riportato da se stesso o da altri).

Seguendo questo tipo di evidenza, la prima cosa che si scopre è che le condizioni socio-economiche dei terroristi islamici non sono legate alla miseria e alla mancanza di educazione.

Il punto di partenza del libro è infatti un fatto curioso: la Jihad non è combattuta da ignoranti o analfabeti, ma da persone che spesso hanno un buon livello di istruzione, e che non sono affatto povere.
Ma il fatto ancor più curioso è che gli ingegneri sono sovra rappresentati tra gli estremisti violenti di matrice islamista. Perché proprio gli ingegneri e non i medici o gli avvocati o gli economisti?
Quali sono le ragioni per cui gli ingegneri hanno molte più probabilità – le altre discipline molte meno probabilità – di abbracciare l'estremismo islamista?

Per cercare una spiegazione basata sulla ricerca, gli autori affrontano quattro questioni di carattere generale circa l'estremismo: oltre alle condizioni socio-economiche che spingono le persone ad aderire a gruppi estremisti, il "profilo" da estremista riflette il modo in cui si auto-selezionano o come i gruppi li reclutano? Quanto conta l'ideologia nello smistamento di chi si unisce a chi? Infine, c'è una mentalità sensibile a un certo tipi di estremismo? Utilizzando metodi rigorosi e diversi dati, Gambetta e Hertog spiegano il legame tra "disciplina educativa" e un certo tipo di radicalismo. I fattori chiave sono due: la mobilità sociale (o la mancanza di) per gli ingegneri nel mondo musulmano, e una particolare "mentalità" strettamente legati all'idea di ordine e gerarchia che si trova più frequentemente tra gli ingegneri.
Questo libro produce risposte inaspettate sulla natura e sull'emergere dell'estremismo ed aiuta il lettore a distinguere la singolare realtà dei fatti dai luoghi comuni sul terrorismo.

Diego Gambetta è Professor of Social Theory allo European University Institute di Firenze. Fra i suoi libri ricordiamo Codes of the Underworld: How Criminals Communicate, 2009 e The Sicilian Mafia (tr. it., La mafia siciliana, 1993).
Teffen Hertog è Associate Professor of Comparative Politics alla London School of Economics.

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