Se il potere di mercato dei datori nuoce alla salute dei lavoratori
Al contrario di quanto previsto dalla teoria economica prevalente, in alcuni paesi l'introduzione del salario minimo non ha ridotto l'occupazione. Ciò è probabilmente dovuto al peculiare funzionamento di mercati del lavoro caratterizzati da un eccessivo potere contrattuale delle imprese, cioè da una situazione di monopsonio.
Il monopsonio, nella sua forma estrema, indica l'esistenza di un solo acquirente per un determinato bene, servizio o fattore produttivo. Se il fattore produttivo è il lavoro ed esiste un solo datore, si crea una situazione di monopsonio, che consente all'impresa monopsonista di pagare i dipendenti al di sotto del valore di ciò che producono.
Nella realtà, esistono gradi diversi di potere monopsonistico: in tutte le condizioni in cui i lavoratori sono limitati nella possibilità di cambiare impiego, il datore può offrire salari più bassi e condizioni di lavoro peggiori rispetto a quelle di un mercato che funzioni in modo efficiente. Le analisi più dettagliate riguardano gli Stati Uniti, ma alcuni dati suggeriscono che anche in Europa persino le piccole imprese possono godere di un certo potere di monopsonio. L'introduzione di un salario minimo, in questa situazione, avrebbe effetti positivi sui lavoratori e sull'economia e potrebbe anche spingere più individui sul mercato del lavoro.
La misurazione del monopsonio sul mercato del lavoro, l'identificazione delle sue cause e dei suoi effetti sulle disuguaglianze salariali e sulle condizioni di lavoro sono i temi di MARKDOWN (Monopsony Power and Inequality), il progetto di ricerca per cui Tito Boeri, ordinario di Economia del lavoro alla Bocconi, ha ottenuto un ERC Advanced Grant del valore di €1.8mln dall'European Research Council.
Il progetto si propone, in primo luogo, di individuare le fonti del potere monopsonistico, a partire da quelle istituzionali. Lo stesso Boeri ha osservato, per esempio, che in Italia è molto più diffuso di quanto dovrebbe l'utilizzo di clausole che impediscono al lavoratore di cambiare datore di lavoro nel caso in cui ritenga di essere pagato troppo poco e che coinvolgerebbero circa il 16% della forza lavoro. "In molti casi," puntualizza Boeri, "si tratta di lavoratori il cui ruolo o il cui accesso a informazioni privilegiate non giustificherebbe la clausola di non concorrenza." In molti casi si tratterebbe di clausole legalmente nulle secondo la normativa italiana, ma la loro semplice esistenza produce comunque un effetto di deterrenza, inducendo i lavoratori a non cambiare lavoro anche quando, facendolo, potrebbero accedere a condizioni migliori.
Il progetto analizzerà, per Francia, Germania, Italia e Spagna, la diffusione di questa e altre clausole che limitano la mobilità sul mercato del lavoro, come periodi di preavviso più lunghi, rimborso dei costi di formazione, perdita di fringe benefit, difficoltà nella trasferibilità dei diritti pensionistici acquisiti nell'ambito dei regimi pensionistici complementari a livello aziendale, perdita dell'assicurazione sanitaria fornita dal datore di lavoro e così via.
Anche aspetti psicologici e comportamentali possono limitare la mobilità dei lavoratori. È stato osservato, prima di tutto, che i lavoratori tendono a sottostimare le opportunità disponibili sul mercato, in parte per mancanza di informazione, in parte per un effetto "ancoraggio" che li convince che, anche in altre aziende, gli stipendi disponibili siano allineati a quello attuale. Attraverso indagini ed esperimenti, il progetto si propone di misurare questo fenomeno e il grado in cui riguarda diversi tipi di lavoratori. "È plausibile, per esempio, che i lavoratori meno istruiti facciano più fatica a raccogliere informazioni su opportunità di lavoro alternative e che questo canale contribuisca ad allargare le disuguaglianze salariali, come pure che il pessimismo che spinge molti a non ritenere di poter trovare un impiego migliore non sia diffuso in modo uniforme tra i lavoratori. Sono tutti aspetti che dovremo verificare sul campo." Allo stesso modo, si dovrà verificare se i meglio istruiti e più pagati siano anche in grado di farsi più spesso indennizzare in cambio della sottoscrizione di clausole restrittive la loro mobilità.
Un aspetto inedito del progetto è che, attraverso dati molto dettagliati raccolti dall'INPS, l'intensità del potere monopsonistico dei diversi datori potrà essere messa in relazione non solo con il livello dei salari, ma anche con le condizioni di lavoro e, più specificamente, con la frequenza degli infortuni sul lavoro. "Verificheremo se il monopsonio può nuocere anche alla salute dei lavoratori," conclude Boeri.
I risultati del progetto potranno contribuire alla definizione di politiche capaci di limitare la diffusione del monopsonio sul mercato del lavoro, migliorare l'enforcement delle regole che limitano l'utilizzo delle clausole di non concorrenza, valutare il ruolo che possono giocare in questo contesto le autorità antitrust e la contrattazione collettiva che, a una prima ricognizione, sembra silente sul tema.
Gli ERC Advanced Grant sono destinati a ricercatori attivi con significativi risultati di ricerca negli ultimi 10 anni. I giovani accademici con 2-7 anni di esperienza dal conseguimento del dottorato di ricerca possono presentare domanda per gli Starting Grant, mentre i Consolidator Grant sono destinati a scienziati con 7-12 anni di esperienza.