Riforma presidenziale? Difficile prevederne gli esiti
In Europa in pratica non esiste, con l'eccezione della Bielorussia. Il suo esempio più alto è rappresentato dagli Stati Uniti i quali, da sempre, ne fanno il primo caposaldo della propria democrazia. Stiamo parlando della forma di governo presidenziale, il sistema istituzionale caratterizzato dal ruolo predominante del presidente della repubblica dotato di larga autonomia rispetto al potere legislativo. In Italia è uno dei cavalli di battaglia dell'attuale maggioranza di governo, ma per essere introdotta necessita di una modifica della Costituzione, tema come sempre molto delicato. Di forma di governo presidenziale, dei suoi pregi e dei suoi difetti, parliamo in questa intervista con Giuseppe Franco Ferrari, professore emerito di Diritto costituzionale presso il Dipartimento di studi giuridici dell'Università Bocconi.
Quali sono le caratteristiche principali della forma di governo presidenziale?
Innanzitutto il presidente è eletto direttamente dal corpo elettorale e riassume in sé i ruoli di capo dello Stato e capo di governo. Negli Stati Uniti, per esempio, il presidente oltre al potere esecutivo partecipa anche agli altri poteri e soprattutto partecipa al potere giudiziario nominando i giudici con l'avallo del Senato. Inoltre, il presidente concorre pure all'esercizio del potere legislativo con lo strumento del veto. Un presidente eletto nomina e dirige il governo e rimane in carica per un periodo fisso e prestabilito.
Gli Stati Uniti sono uno dei pochissimi esempi, tra i paesi cosiddetti avanzati, di forma di governo presidenziale. Perché non ha attecchito altrove?
In realtà la forma di governo presidenziale di stampo statunitense si è estesa in gran parte dei paesi dell'America Latina, dove però molto spesso si è involuta in una forma di governo dispotica a cui si applica il termine 'presidenzialismo'. Negli Stati Uniti invece non ha subito questa involuzione.
In Europa abbiamo qualche esempio di semi presidenzialismo, la Francia su tutti, ma di forma di governo presidenziale pura no, con l'eccezione della Bielorussia. Come mai?
Ci sono varie ragioni. Innanzitutto quelle storiche, pensiamo per esempio a Italia e Germania, dove nel momento in cui fu redatta la Costituzione erano ancora vivi i ricordi dei totalitarismi che avevano portato alla Seconda guerra mondiale. Stessa cosa avvenuta in Francia, dove erano ancora presenti i ricordi del governo di Vichy. Tutti esempi che hanno influito sul 'no' alla forma di governo presidenziale per il timore di degenerazioni come nel passato. In Europa, inoltre, ci sono vari paesi dove sono in vigore tuttora forme monarchiche che sono ovviamente incompatibili con la forma di governo presidenziale. La Bielorussia è l'unica Repubblica presidenziale europea attualmente in vigore (con lo stesso presidente in carica dal 1994), mentre altri paesi dell'Est, dopo il dissolvimento dell'Unione Sovietica, hanno adottato forme di semipresidenzialismo, un sistema politico che si caratterizza per l'elezione diretta del Capo dello Stato e per la presenza di un governo, che comunque deve godere della fiducia del Parlamento.
In Italia una riforma di tipo presidenziale è nei piani del governo Meloni. Potrebbe funzionare nel nostro paese una svolta in questa direzione?
Uno studioso americano diceva che ogni riforma è come uno sparo in una stanza buia. Difficile, se non impossibile, dire a priori che cosa colpirà. Ci sono dottrine secondo le quali una forma di governo deve adattarsi al paese, alle sue circostanze storiche, politiche, religiose. Altre invece secondo le quali una forma di governo può essere calata in ogni realtà. L'importante è che ogni riforma venga studiata bene, non come è avvenuto, per esempio, con la riforma del Titolo V della Costituzione.
Della forma di governo presidenziale colpisce anche la notevole forza simbolica.
Un presidente eletto garantisce forte rappresentatività e maggiore forza simbolica anche se ovviamente non governa da solo. Negli Stati Uniti nel corso degli anni il potere del presidente si è molto rafforzato, e di conseguenza, per bilanciarlo, si è molto rafforzato anche quello del Congresso. Oggi una superpotenza come gli Stati Uniti deve prendere più decisioni di prima e prenderle spesso in pochi secondi, decisioni che hanno grande impatto. Concentrare il potere in una persona presenta vantaggi, come la velocità nel prendere le decisioni, ma può essere un problema e quindi occorre controllarla, anche se questo può creare, e ha creato, situazioni di stallo, come per esempio sul tema del funzionamento della macchina federale.
Un altro aspetto da considerare, in caso di elezione diretta del presidente, è la scelta dei candidati.
Studiosi americani hanno rilevato come proprio in molti paesi del Sudamerica l'involuzione della forma di governo presidenziale in presidenzialismo abbia favorito la discesa in campo, con esiti spesso negativi, di personaggi noti in altri campi ma privi di vera esperienza politica.