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L'informazione rende piu' inclusivi. Ma coi populisti non funziona

, di Fabio Todesco
Un esperimento condotto da Boeri e Morelli mostra che un semplice intervento informativo riesce ad aumentare la conoscenza del pubblico su trend demografici e sistema pensionistico, ma l'atteggiamento verso gli immigrati migliora solo tra gli elettori non populisti

La maggior parte degli immigrati entra in Italia (e in Spagna) legalmente e il livello di tasse e contributi che pagano è superiore a quello dei sussidi che ricevono. La loro presenza è, inoltre, essenziale per controbilanciare il calo demografico e garantire il funzionamento di un sistema pensionistico a ripartizione come quello italiano – un sistema, cioè, in cui i contributi versati dai lavoratori sono utilizzati per pagare le pensioni di oggi. Eppure, in Italia come in altri paesi d'Europa, l'ostilità verso gli immigrati è diffusa e le fortune delle piattaforme anti-immigrazione crescenti.

Un esperimento condotto da Tito Boeri e Massimo Morelli del Dipartimento di Economia della Bocconi con Matteo Gamalerio (Institut d'Economia de Barcelona, University of Barcelona) e Margherita Negri (University of St. Andrews) mostra che all'origine dell'ostilità può esserci anche l'ignoranza dei trend demografici e dei meccanismi che regolano un sistema pensionistico a ripartizione. Alcuni cittadini non si rendono conto che, con l'invecchiamento della popolazione, il sistema pensionistico è destinato a una profonda crisi senza l'innesto di lavoratori immigrati.

Un semplice intervento di informazione serve a migliorare la conoscenza dei due temi e riduce, anche se solo marginalmente, l'ostilità verso gli immigrati. L'effetto limitato può essere attribuito a barriere mentali dovute, con ogni probabilità, alla crescente sfiducia dei cittadini nelle capacità di soluzione di qualsiasi problema da parte della classe politica.

Gli autori hanno coinvolto 2.053 italiani e 1.454 spagnoli di età compresa tra i 40 e gli 85 anni in un esperimento che prevedeva, in prima battuta, la misurazione delle loro conoscenze in tema di trend demografici e funzionamento del sistema pensionistico e la raccolta di dati sulle loro preferenze politiche. Mentre i trend demografici sono risultati discretamente noti (il 72% dei rispondenti ha correttamente sostenuto che il numero dei pensionati è destinato ad aumentare più velocemente del numero dei lavoratori), la conoscenza del sistema pensionistico si è rivelata scarsa (solo il 43% sa che i contributi dei lavoratori di oggi sono utilizzati per pagare le prestazioni ai pensionati di oggi).

A metà del campione è stato poi proposto un breve video informativo, incentrato sui trend demografici e il sistema pensionistico ma, crucialmente, non sul ruolo degli immigrati. "Non nominando gli immigrati nel video volevamo evitare, da un lato, la reazione di rifiuto di chi avrebbe potuto interpretarlo come politicamente schierato e, dall'altra, l'effetto di adeguamento alla posizione percepita come preferita dallo sperimentatore, che si manifesta talvolta in simili indagini," spiega Boeri. "volevamo vedere se il pubblico fosse in grado di connettere i puntini e concludere che il contributo degli immigrati è necessario."



L'intervento informativo si è dimostrato efficace. Vedere il video aumenta di 6 punti percentuali la probabilità di rispondere correttamente alla domanda sul funzionamento del sistema pensionistico e di 4,6 punti percentuali alla domanda sui trend demografici. La probabilità di rispondere correttamente ad entrambe aumenta di 10 punti percentuali. Tutti questi effetti sono più forti della media per gli elettori di partiti populisti e anti-immigrazione.

Ad entrambi i gruppi sono poi state proposte quattro domande per misurare l'atteggiamento nei riguardi degli immigrati: se fosse opportuno accettarne un numero maggiore e se gli immigrati potessero avere effetti positivi sul sistema pensionistico, sull'economia e sulla cultura del paese. Gli effetti dell'intervento informativo si sono limitati alla disponibilità ad accogliere più migranti (più alta del 2,6% tra chi ha visto il video), mentre non sono state registrate differenze significative nelle risposte alle altre tre domande. Inoltre, ad aumentare la disponibilità ad accogliere più migranti sono quasi esclusivamente gli elettori di partiti non populisti e non anti-immigrazione. "Possiamo ipotizzare che, nel loro caso, a fare la differenza sia stata proprio l'acquisizione di nuova informazione," chiarisce Boeri.

L'effetto della nuova informazione sull'atteggiamento degli elettori dei partiti populisti e apertamente anti-immigrazione è, invece, pressoché nullo.

Gli autori individuano come causa probabile di questo mancato effetto la crisi di fiducia nelle élite e nella classe politica. "Gli individui non credono che i politici siano in grado di progettare e attuare le politiche più appropriate e preferiscono premiare chi prende impegni semplici e radicali," dice Morelli. "Qualsiasi messaggio volto ad aumentare la conoscenza di un potenziale beneficio derivante dall'immigrazione va a vuoto perché gli elettori populisti ritengono che il potenziale beneficio potrebbe non concretizzarsi, data la sfiducia nelle élite e nelle politiche proposte dai partiti mainstream. Inoltre, questi elettori fanno riferimento proprio ai partiti che assumono impegni di politiche anti-immigrazione, indipendentemente dall'informazione disponibile."

Tito Boeri, Matteo Gamalerio, Massimo Morelli, Margherita Negri. "Pay-as-they-get-in: Attitudes towards Migrants and Pension Systems." Mimeo.