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Il futuro nelle mani

, di Susanna Della Vedova
Un viaggio nell'Italia dei giovani artigiani. Trentuno storie raccontate da Marina Puricelli, nel suo nuovo libro per Egea, di antichi mestieri che ancora oggi fanno grande il nostro paese

E' l'ultima fatica di Marina Puricelli, Il futuro nelle mani. Viaggio nell'Italia dei giovani artigiani (gennaio 2016, 192 pagg.; 19,90 euro; 10,99 e-pub), un libro atipico per chi si occupa di economia e di management, a partire dalla copertina che mette in primo piano dei guanti da lavoro, delle mani che producono, e non la solita "divisa" manageriale.

E' un diario di incontri con alcuni giovani artigiani che hanno deciso di fare impresa in Italia, in questi anni, nonostante tutto. Ragazzi e ragazze, quasi tutti sotto i 35 anni, alcuni fondatori e molti prosecutori d'impresa, impegnati nei mestieri più disparati, dal manifatturiero ai servizi, dai settori ultra-tradizionali al digitale, sotto il segno di quella ricchissima varietà che, al di là di quello che comunemente si può immaginare, contraddistingue oggi il mondo artigiano.

Si legge di chi convince i genitori ad avviare un'attività agricola sul modello dei nonni con annessa la coltivazione di pomodori e basilico in serre idroponiche (coltivazione agricola in cui le piante crescono fuori suolo sino a raggiungere dimensioni enormi in contesti climatici regolati e senza il rischio di parassiti e malattie provenienti dal terreno); di chi riprende l'attività di famiglia, la bottega di fabbro, con il vezzo di aprirsi a mercati internazionali. Di chi si occupa di gioielli puntando, per la commercializzazione dei monili personalmente realizzati, sulle nuove tecnologie di comunicazione.

Tanti chilometri in auto attraversando tutto il Paese da Bressanone a Siracusa, tante tappe, storie, episodi diversi. Nessuna pretesa scientifica. Pochi ragionamenti astratti. Molta osservazione. Una grande occasione per vedere l'Italia da una prospettiva particolare, per l'umanità incontrata, per quello che questi giovani imprenditori hanno saputo trasmettere strada facendo e per il futuro che attraverso loro si può intravvedere. Le loro sono storie diverse, ma, se lette in controluce, tratteggiano delle risposte a domande che emergono spesso. Sono questioni che interessano sia i giovani che gli adulti, sia figli che i genitori. Esse riguardano il percorso che porta a fare impresa, a dar vita ad una azienda o a proseguire nell'impresa di famiglia con un discreto successo, oggi in Italia, nonostante tutto. Come scoprire e sviluppare il proprio talento? Quale percorso formativo seguire? Quali competenze potenziare? Dove crescere? Con chi crescere? In sintesi come si diventa imprenditori (anche di sé stessi)?

Sono tutte questioni che, nei diversi percorsi dei ragazzi, sono state risolte, anche un po' casualmente, sparigliando le carte rispetto a certe convinzioni che sembrano oggi prevalenti. Osservando la loro realtà, viene un po' meno il mito del talento, quello dello studio innanzi a tutto, quello della formazione internazionale, del self-made man, dell'inseguimento forsennato della carriera e del lavoro di prestigio. Emerge l'importanza dell'impegno rispetto al risultato, del saper fare bene, del mantenere la propria identità, della costruzione di legami forti, della priorità della persona sullo strumento, in sintesi, della necessità di rispondere a una sfida educativa prima che economica.

Marina Puricelli è docente di Fondamenti di Organizzazione presso l'Università Bocconi di Milano e la SDA Bocconi School of Management. Da molti anni si dedica, in termini di ricerca, formazione e consulenza, allo sviluppo manageriale delle piccole e medie imprese. È autrice di numerose pubblicazioni su questo tema.

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