Un calciatore non e' come un quadro. O forse si'?
La recente cronaca, sia sportiva sia giudiziaria, si è molto appassionata al tema della contabilizzazione degli scambi di giocatori tra squadre di calcio. Il tema è complesso in ragione del fatto che non esiste una specifica disciplina che regola la contabilizzazione delle operazioni in questione.
Gli effetti dello scambio di giocatori sui bilanci e i potenziali abusi
Le squadre di calcio, salvo rare eccezioni, hanno sempre registrato lo scambio di giocatori contabilizzando plusvalenze nel caso in cui il valore attribuito (nello scambio) al giocatore ceduto fosse superiore al valore di iscrizione in bilancio dello stesso (e minusvalenze nel caso opposto). Dunque, se due club concordano che il valore dei giocatori X e Y è equivalente e pari a 100 euro, in caso di scambio, se X è iscritto nel bilancio del club che lo cede a 30, il club cedente realizza una plusvalenza pari a 70. E se il club che cede Y lo ha iscritto in bilancio a 10, ecco che contabilizza una plusvalenza pari a 90. Ciò posto, quali sono i possibili abusi che hanno mosso l'azione di talune procure italiane? E' chiaro che se X e Y non valgono 100 ma 50, i due club gonfiano i propri bilanci contabilizzando plusvalenze inesistenti. Ma questo solo se l'operazione è ispirata da finalità patologiche e i valori sono determinati in modo non genuino.
La rilevanza, nei bilanci delle società calcistiche, dei proventi derivanti dallo scambio di giocatori
La voce plusvalenze da cessione di giocatori ha un peso rilevante nei bilanci delle società calcistiche. Se consideriamo la serie A, negli ultimi 5 anni le plusvalenze in questione sono state pari a circa il 20%/25% dei ricavi rivenienti da altre attività (diritti televisivi, vendita biglietti, sponsor e attività commerciali). In tale voce vi sono sia plusvalenze derivanti da cessioni con contropartita in denaro, sia plusvalenze determinate dalle c.d. operazioni di "scambio". La quota riferibile agli scambi non è di agevole determinazione, ma diversi studi hanno messo in luce come tale quota sia andata via via crescendo dopo l'introduzione delle regole del fair play finanziario.
Cosa dicono le regole contabili
Le regole contabili (IAS 38) dicono che se le operazioni di "scambio" (in realtà così definite in modo improprio) sono realizzate con due contratti separati ed autonomi, non condizionati (eseguibili cioè autonomamente), le società devono valorizzare i giocatori compravenduti al valore concordato. Se il valore concordato per la cessione è superiore a quello di iscrizione in bilancio del giocatore, il club registra una plusvalenza. L'analisi di autorevoli giuristi ha riscontrato detta autonomia tra i contratti. Non tutti però concordano su questo punto. Tuttavia, anche in assenza di autonomia giuridica dei contratti, le plusvalenze negli scambi possono essere contabilizzate se il valore dell'asset (il giocatore) può essere misurato in modo attendibile.
La possibilità di stimare in modo attendibile il valore di un giocatore
Il punto centrale è dunque questo. Perché se la condizione in esame è verificata, le plusvalenze da scambi vanno contabilizzate anche in ipotesi di contratti non autonomi. I giocatori di calcio non sono asset fungibili. Ciascuno ha caratteristiche uniche, e questo rende la loro valutazione molto complessa. L'assenza di formule valutative utili allo scopo (esistenti invece per valutare azioni, bond, immobili, ecc.) è l'argomento principale che porta molti a ritenere che i giocatori non siano valutabili attendibilmente. Ma a ben vedere, questo vale anche per altri asset, ad esempio le opere d'arte. Dunque, il fair value di un quadro d'autore non è attendibilmente misurabile? Così non pare, osservando come le case d'asta prezzano con relativa precisione i lotti che esitano. Va poi detto che non è del tutto vero che non esistono formule per valutare i giocatori. Vi sono siti specializzati che, anche utilizzando formule / algoritmi variamente composti e alimentati, propongono la valutazione dei giocatori di calcio. In letteratura esiste poi un interessante contributo in cui gli Autori hanno elaborato un sofisticato modello econometrico in grado di definire il valore di un giocatore sulla base di 12 parametri. Tra questi, l'età, il numero di goal segnati nei 24 mesi precedenti, la durate residua del contratto del giocatore, il numero di assist negli ultimi 12 mesi, ecc. Dunque qual è la risposta al quesito chiave? E' difficile esaurire questo tema in poche righe. Posso solo aggiungere che da recenti analisi che ho potuto esaminare emerge che giocatori simili (per ruolo, età, ecc.) sono stati compravenduti sul mercato a prezzi analoghi. I valori definiti in operazioni di "scambio" sono cioè allineati e coerenti con i prezzi negoziati "cash" per giocatori aventi caratteristiche simili. Questo è senza dubbio un elemento che depone a favore della attendibile misurabilità del valore dei giocatori.