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Trasporto aereo, un sistema inquinante e da ripensare. L'esempio di Schipol

, di Davide Ripamonti
Il mirino delle associazioni ambientaliste e' puntato soprattutto sui jet privati, ma e' il settore nel suo complesso ad avere un impatto negativo in termini di emissioni prodotte. L'analisi di Matteo Di Castelnuovo dopo l'iniziativa dell'aeroporto di Amsterdam

L'aeroporto Schipol di Amsterdam, uno dei più grandi hub d'Europa, ha preso una drastica decisione: dal 2025/26 non ospiterà più jet privati sulle proprie piste. Una presa di posizione che si inserisce in un piano più ampio di riduzione dell'impatto ambientale del traffico aereo nell'area dello scalo olandese, ma che ha anche un forte valore simbolico. Il traffico da jet privati è infatti in vorticoso aumento, soprattutto in Europa, dove nel 2022 si sono avuti circa 572.000 voli privati, il 10% dei quali dall'Italia, con una crescita del 64% sull'anno precedente. Un fenomeno che ha pesanti riflessi negativi in termini di inquinamento atmosferico, anche se è il comparto del traffico aereo in generale a causare emissioni di gas serra elevatissime, come spiega nell'intervista Matteo Di Castelnuovo, direttore del Master in Sustainability and Energy Management dell'Università Bocconi.

La decisione di Schipol, bloccata da un tribunale olandese a seguito di un ricorso presentato da alcune compagnie aeree, ha reso felici le associazioni ambientaliste. Ma è davvero un fatto rilevante nel panorama più ampio della lotta contro le emissioni di gas serra?

In termini assoluti le emissioni provocate dai jet privati da sole non sono così rilevanti. Lo sono però se calcolate in rapporto al numero di passeggeri, e precisamente da 5 a 14 volte rispetto a un volo commerciale e addirittura 50 volte rispetto al treno.

Un altro aspetto da considerare, però, sembra quello simbolico. Soprattutto se altri scali seguiranno l'esempio.

Questo indubbiamente sì. Siamo in un periodo in cui ai cittadini sono richiesti sacrifici in termini di risparmio energetico, a cominciare dal riscaldamento domestico, mentre i super ricchi, in sostanza quelli che usano i jet privati, sembrano immuni da questo. In Francia, dove il dibattito sul tema è particolarmente caldo, i jet privati per ora continueranno a volare, ma si è deciso di aumentare considerevolmente (il 70%) l'accisa sul carburante. Si tratta di segnali forti.

Più in generale, è il traffico aereo, ripreso vorticosamente dopo il calo forzato dovuto alla pandemia, a essere messo sotto accusa. E' davvero così inquinante?

Oltre che inquinante, è anche iniquo. Comincerei da alcuni numeri che rendono bene l'idea. L'aviazione civile, a livello mondiale, è responsabile del 2,5% delle emissioni di anidride carbonica, percentuale in crescita. Questo considerando che l'80% degli abitanti del pianeta non ha mai preso un aereo e che dati recenti dicono che il 50% di tutte le emissioni del trasporto aereo sono state causate dall'1% della popolazione. L'utilizzo degli aerei cresce a un ritmo maggiore rispetto al taglio delle emissioni, che nel 2022 sono aumentate dell'1% anche a causa dell'accresciuto numero di voli. Può sembrare una percentuale poco significativa, ma in realtà ha una rilevanza enorme se si pensa che, a questo punto, non possiamo permetterci nessun aumento se vogliamo rispettare gli impegni presi a livello internazionale.

Il settore dei trasporti in generale è sul banco degli imputati. Come stanno davvero le cose?

A livello Ue, il settore dei trasporti contribuisce per il 26% di emissioni di gas serra, in gran parte causate dalle auto. La quota a carico dell'aviazione è del 3,5%, superiore quindi a quella mondiale. Negli Usa le percentuali sono in entrambi i casi ancora superiori. E' chiaro quindi che la politica dei trasporti deve subire una profonda trasformazione.

Trovata la malattia, bisogna individuare la cura. Ai cittadini viene chiesto di acquistare auto meno inquinanti e, là dove possibile, utilizzare forme di trasporto più sostenibili. Per quanto riguarda il trasporto aereo, cosa bisogna fare per rendere gli aerei più sostenibili?

"Innanzitutto bisogna agire sui carburanti, che ancor oggi sono soprattutto a base di idrocarburi e quindi altamente inquinanti, sostituendoli progressivamente con i Saf, Sustainable aviation fuels. Questi ultimi hanno le stesse caratteristiche fisiche e chimiche dei combustibili tradizionali ma vengono prodotti usando, anziché il petrolio, vari materiali di scarto come oli da cucina, rifiuti urbani e agricoli. La soluzione elettrica è al momento molto lontana da poter essere presa in considerazione. Una seconda strada è quella di agire sull'efficienza operativa, rendere cioè più efficiente il volo degli aerei, una soluzione quindi di tipo progettuale e ingegneristico. Terzo, bisogna agire sui comportamenti. E' necessaria una rimodulazione degli utilizzi dell'aviazione civile che porti a preferire, là dove esistono, altri mezzi di trasporto agli aerei. Prendiamo per esempio la tratta Milano-Roma, comodamente servita dalla ferrovia. I giovani in questo senso sono più disponibili. E' questa la nostra speranza.