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Ripensare la strategia: come prendiamo le decisioni in situazioni di incertezza

, di Andrea Costa
Una prospettiva inedita sui modi in cui ciò che si crede influenza il comportamento nei giochi di segnalazione

I cosiddetti “giochi di segnalazione” sono situazioni in cui una persona (il mittente), muove per prima e ha alcune informazioni che un'altra persona che osserva questa mossa (il ricevente) non ha, ed entrambi devono prendere decisioni basate su ciò che credono che l'altro sappia o farà. Tali modelli sono ampiamente utilizzati per analizzare i fenomeni economici e politici. Pierpaolo Battigalli del Dipartimento di Scienze delle Decisioni della Bocconi ed Emiliano Catonini della New York University di Shanghai nel loro nuovo articolo “The Epistemic Spirit of Divinity“, pubblicato sul Journal of Economic Theory, indagano su come queste opinioni e queste strategie interagiscono, proponendo nuove chiavi di lettura a proposito di come le persone compiono le loro scelte di fronte a informazioni incomplete.

Le convinzioni possono trasformare le decisioni 

L'approccio dell'equilibrio di Nash nella teoria dei giochi tradizionale presuppone che i giocatori in un gioco prendano decisioni basate su aspettative precise ed esatte su come l'altro pensa e si comporta. Nonostante queste limitazioni, la teoria tradizionale ammette molti equilibri e nel suo “programma di raffinamento” cerca di eliminare la maggior parte di essi. Il cosiddetto “equilibrio divino” è uno degli raffinamenti più applicati dell'equilibrio di Nash nei giochi di segnalazione, eppure è difficile comprendere a fondo questo concetto. Battigalli e Catonini adottano l'approccio della cosiddetta “teoria epistemica dei giochi”, cioè lo studio formale del ragionamento interattivo nei giochi, introducendo però una nuova prospettiva: le convinzioni sulle mosse dell'altro giocatore non sono sempre chiare, soprattutto nelle situazioni in cui si verificano azioni fuori copione, cioè quelle non previste dal normale flusso del gioco. L'ipotesi principale che essi evidenziano nel concetto di equilibrio “divino”, e che esprimono esplicitamente, è questa: entrambi i giocatori sanno che l’idea del mittente a proposito della strategia di risposta del ricevente non dipende dalle informazioni private del mittente. Questo è ciò che permette agli autori di formalizzare quello che loro chiamano (scherzosamente) lo “spirito epistemico della divinità”, senza accettare gli aspetti più arbitrari del criterio della “divinità”.

“Il nostro approccio consente una maggiore flessibilità, non richiedendo una certezza assoluta nell'interpretazione delle mosse inattese”, spiegano gli autori. Invece di supporre che tutti si attengano rigidamente a un modello presumibilmente corretto del comportamento degli altri giocatori, la loro teoria tiene conto dell'incertezza che caratterizza il processo decisionale nella vita reale. In questo modo, i giocatori hanno la possibilità di formarsi diverse convinzioni su ciò che l'altro potrebbe fare se le mosse escono dal copione. È un approccio più realistico che riconosce la complessità del pensiero umano.

Un esempio realistico: decidere tra istruzione e lavoro

Per chiarire meglio le loro argomentazioni, gli autori utilizzano un esempio applicato al mercato del lavoro. Immaginiamo che una persona decida quale percorso formativo intraprendere. Potrebbe fermarsi a un diploma di laurea di primo livello, oppure proseguire con un master o addirittura un dottorato di ricerca. Un candidato abile (che trae beneficio da un titolo di studio più avanzato) può continuare a studiare per qualificarsi a posizioni di lavoro più remunerative, ma anche un candidato meno abile (la cui produttività non migliora proseguendo gli studi) può proseguire gli studi per mettere in atto ciò che la teoria chiamerebbe una segnalazione imitativa.

Il datore di lavoro (il ricevente, in questo “gioco”) deve decidere quale livello di istruzione valutare di più e quale stipendio offrire in base a quanto ritiene abile un certo candidato. Ma sia i candidati “buoni” che quelli “cattivi” potrebbero fare le stesse scelte formative, non perché siano adatte a loro, ma in base al modo in cui pensano che il datore di lavoro reagirà. Ad esempio, un pessimo candidato potrebbe comunque conseguire un dottorato di ricerca solo per apparire più qualificato, mentre un buon candidato potrebbe fermarsi a un master, ritenendo che sia sufficiente per ottenere una posizione migliore. Battigalli e Catonini dimostrano che queste scelte dipendono fortemente da ciò che ciascun giocatore pensa che l'altro possa fare. Il loro quadro teorico spiega perché emergano dinamiche così complesse e perché l'equilibrio divino produce previsioni arbitrariamente restrittive quando il mittente ha almeno tre scelte possibili.

Un nuovo modo di prevedere il comportamento

Battigalli e Catonini, basandosi su precedenti lavori di teoria epistemica dei giochi, aprono nuove possibilità di comprensione del processo decisionale in situazioni reali. Accettando il fatto che le opinioni delle persone sugli altri sono spesso imperfette e fluide, possiamo prevedere meglio come gli individui o i gruppi potrebbero comportarsi di fronte a risultati incerti. Lo schema che propongono non è solo teorico, ma potrebbe cambiare il modo in cui pensiamo alle negoziazioni, al comportamento sul mercato e persino alle relazioni personali in cui le informazioni sono condivise in modo non uniforme. Intrecciando sistemi di opinioni, pensiero strategico e flessibilità, Battigalli e Catonini offrono un modo dinamico considerare il processo decisionale nei giochi di segnalazione. Mettendo in discussione i vecchi presupposti, gli autori forniscono un approccio più realistico per capire perché le persone fanno le scelte che fanno di fronte all'incertezza.

PIERPAOLO BATTIGALLI

Bocconi University
Dipartimento di Scienze delle Decisioni