Contatti
Un paper di Battigalli, Cerreia Vioglio, Maccheroni e Marinacci su avversione all'ambiguita' e selfconfirming equilibrium puo' aiutare a interpretare l'inefficacia degli shock di politica economica e il conservatorismo dei politici

Pierpaolo Battigalli, Simone Cerreia-Vioglio, Fabio Maccheroni e Massimo Marinacci, tutti del Dipartimento di Scienze delle Decisioni, hanno recentemente pubblicato l'articolo Self-Confirming Equilibrium and Model Uncertainty sull'American Economic Review. L'articolo ha come base il lavoro sull'avversione all'ambiguità di Cerreia-Vioglio, Maccheroni e Marinacci e il lavoro sul self-confirming equilibrium di Battigalli.

Battigalli definisce l'avversione all'ambiguità nei termini seguenti: "Le persone di solito preferiscono fare scelte che comportino rischi conosciuti invece che sconosciuti. Per esempio, preferiscono investire in una tecnologia già adottata che in una nuova, anche se sanno bene che la prima risulta efficace solo nel 50% dei casi. Questo atteggiamento è conosciuto come l'avversione all'ambiguità". Cerreia-Vioglio, Maccheroni e Marinacci sono tra i più noti e più prolifici esperti in questa materia.

I modelli economici standard non lasciano spazio ad ambiguità. "Questi modelli", afferma Battigalli, "assumono che i partecipanti sappiano quale sia la distribuzione di probabilità oggettiva dei risultati che ogni scelta comporta, e di conseguenza fanno la scelta che risulta migliore. In teoria dei giochi questo si chiama equilibrio di Nash". Battigalli, Fudenberg (Harvard University), e Levine (Istituto Universitario Europeo), nei loro rispettivi lavori di teoria dei giochi, contestano questa ipotesi, sostenendo che i partecipanti che interagiscono fra loro in un gioco possono apprendere solo i rischi associati ad azioni ripetute in un self-confirming equilibrium e non i rischi associati alle azioni non verificate.

Basandosi su questo, l'articolo appena pubblicato sull'American Economic Review mostra che l'avversione all'ambiguità può avere un ruolo fondamentale in un self-confirming equilibrium e non in un equilibrio di Nash. In particolare, più i partecipanti sono avversi all'ambiguità, più insistono nelle loro scelte di equilibrio, con la conseguenza che diventa sempre più difficile rompere la situazione di equilibrio con uno "shock esogeno" sugli incentivi, come un piccolo cambiamento del sistema fiscale. Si ha una simile intuizione quando si prendono in considerazione partecipanti che fanno scelte ripetute in condizioni d'incertezza: maggiore è l'avversione all'ambiguità, maggiore la riluttanza a sperimentare con azioni non verificate.

L'avversione all'ambiguità può fare la differenza quando si fanno le analisi della politica economica. "I politici vedono solo i rischi associati alle politiche già adottate", dice Battigalli, "mentre i rischi associati alle politiche non ancora in uso restano non conosciuti. Se i politici sono avversi all'ambiguità, o vogliono essere rieletti da elettori che sono avversi all'ambiguità, tenderanno ad avere un approccio piuttosto conservatore".