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Opinioni Cambiamento climatico

L’urlo della Natura riecheggia nel cda

, di Ariela Caglio
Le imprese devono cominciare a considerare l’ambiente come un vero e proprio stakeholder, non solo una risorsa da sfruttare a costo zero. Un attore da remunerare con un accantonamento specifico, come propone una ricerca di Bocconi e Alliance Manchester Business School

Nel paradigma di business dominante, la Natura viene vista come un 'fornitore gratuito' di risorse e servizi. È proprio a causa di questa visione miope, che considera la Natura come una risorsa a costo zero, che le nostre richieste continuano ad eccedere i limiti di una gestione sostenibile del clima e delle risorse naturali. Ma la Natura è un ingranaggio centrale nei processi di creazione di valore delle imprese e nel motore dell'economia globale. Secondo un’analisi di S&P Global Sustainable1, ben l’85% delle più grandi aziende presenti nell'indice S&P Global 1200 mostra una dipendenza significativa dalla Natura per le proprie operazioni. Regolazione climatica, materie prime, cicli dell’acqua, impollinazione: 58 trilioni di dollari del PIL mondiale dipendono direttamente dalla Natura.

Per affrontare con serietà il cambiamento climatico e promuovere la rigenerazione degli ecosistemi nelle strategie aziendali e nei processi decisionali, è necessario un cambio radicale di prospettiva. Le imprese devono smettere di vedere la Natura come un’entità da sfruttare e iniziare a considerarla uno stakeholder i cui diritti e benessere meritano la stessa attenzione riservata a investitori, consumatori, dipendenti e altri portatori di interessi 'umani'. Includere la Natura tra gli stakeholder di un’impresa significa riconoscerne i diritti, il valore intrinseco, e prevedere una giusta remunerazione per il suo contributo ai processi aziendali secondo una logica rigenerativa e “nature-positive”.

Alcune aziende pionieristiche, come Patagonia, Alstria e Faith-in-Nature, hanno iniziato a intraprendere questo cammino. Iniziative come il “green dividend” o l’assegnazione di un voto alla Natura nei Consigli di Amministrazione rappresentano approcci innovativi per dare voce a un attore che, pur avendo un ruolo fondamentale nel mondo del business, fino ad ora è rimasto muto. 

È anche questo lo spirito delle nuove norme di disclosure, come gli European Sustainability Reporting Standards (ESRS) e gli standard IFRS sulla sostenibilità (IFRS S1 e S2), che mirano a migliorare la trasparenza su come le aziende valutano e comunicano i loro impatti e rischi ambientali e climatici. Tuttavia, l’adozione di standard e metriche specifiche per le questioni ESG rischia di frammentare il ragionamento, separando la dimensione economico-finanziaria dalle considerazioni ambientali e sociali. È indispensabile un approccio più integrato che consideri natura, clima e risultati economici come elementi interconnessi, incorporando queste dimensioni e i relativi trade-off nella valutazione delle performance aziendali e nei processi decisionali manageriali.

Per farlo, attraverso la ricerca “Calculating Sustainability” condotta insieme a Paolo Quattrone e Sarah Russo dell'Alliance Manchester Business School, proponiamo e testiamo una nuova soluzione: la “Sustainable Value Table” (SVT). Si tratta di un nuovo modo di calcolare il valore generato e distribuito dalle aziende, collegandolo agli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDG). La SVT parte dal Conto Economico a Valore Aggiunto e inserisce la Natura tra gli stakeholder da remunerare, destinando una parte del valore creato dall’azienda a un accantonamento specifico per “ricompensare” la Natura. Il valore assegnato alla Natura è espresso in termini economico-finanziari e, pertanto, può essere confrontato con il valore destinato agli altri stakeholder, come dipendenti e creditori, secondo una logica di equità. In questo modo, l’accounting conferisce alla Natura visibilità e ‘voce’. Questo accantonamento è finalizzato a riparare i danni legati al cambiamento climatico e a sostenere la rigenerazione degli ecosistemi. L’adozione di un approccio rigenerativo nelle strategie aziendali non significa solo evitare danni o limitare gli impatti negativi. Significa contribuire attivamente al ripristino degli ecosistemi e alla resilienza climatica. Integrando i 17 SDG, la SVT aiuta i decisori aziendali a capire come allocare il valore creato per restaurare e rafforzare la resilienza degli ecosistemi e dei sistemi socio-economici.  Alperia rappresenta un caso concreto che dimostra come questo approccio possa essere messo in pratica. 

La SVT è più di un semplice strumento contabile: è una proposta che invita a una riflessione più profonda sui processi di creazione e distribuzione del valore. Così come per la Natura, nei bilanci aziendali dovremmo dare visibilità e voce anche ad altri stakeholder emergenti, come le Generazioni Future, adottando una visione dinamica e inclusiva dei processi di generazione e distribuzione del valore, che rifletta le interdipendenze tra Natura, Clima e Società e fra scelte passate, presenti e future.

ARIELA CAGLIO

Bocconi University
Dipartimento di Accounting

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