L'evoluzione della specie
L'insieme di elementi normativi che oggi va sotto l'etichetta di "corporate governance" non è emerso con la comparsa delle prime società per azioni, né quando le aziende hanno iniziato ad adottare strutture organizzative sofisticate al di là dello stile di gestione personale e individuale. È emerso quando alcuni altri cambiamenti hanno avuto un impatto sulla società moderna.
Innanzitutto, l'allargamento delle dimensioni dell'impresa (imposto dal cambiamento tecnologico che rende obbligatorio lo sfruttamento delle economie di scala) in misura tale che i necessari investimenti aggiuntivi richiedono un allargamento del suo capitale molto al di là delle capacità del suo fondatore o delle generazioni successive nel caso delle imprese familiari.
Il conseguente supporto necessario di attori terzi che forniscono risorse finanziarie, sia sotto forma di capitale e/o debito. Le banche (sia commerciali che mercantili) hanno svolto questo ruolo, insieme a ricchi individui ma anche a un numero crescente di piccoli investitori privati che acquisivano azioni scambiate in Borsa. L'aumento del numero dei "detentori" di debito e di azioni di capitale fece emergere una relazione conflittuale, tra diverse categorie di azionisti, "maggioranze" e "minoranze".
Contemporaneamente, un terremoto ha sconvolto la struttura organizzativa dell'azienda. In misura diversa nei diversi settori (e luoghi) la proprietà non era sempre, più, un sinonimo di gestione. I proprietari delegavano sempre più l'attività di gestione dell'impresa a professionisti qualificati in cambio di ragionevoli ritorni sui loro investimenti, sotto forma di profitti e valore delle azioni. Un'altra relazione conflittuale è emersa, quindi quella tra i fornitori di risorse - gli azionisti - e coloro che usano quelle risorse a scopo di profitto (presumibilmente, nell'interesse degli azionisti, e non di loro stessi).
Inoltre, ha giocato un ruolo l'impegno istituzionale per sviluppare un quadro normativo al fine di regolare e mettere sotto controllo i suddetti potenziali conflitti che il processo di crescita aziendale ha generato.
Storicamente, gli eventi sopra descritti non si verificano contemporaneamente e ovunque nel mondo industrializzato. Hanno iniziato a verificarsi negli Stati Uniti, in un periodo che inizia approssimativamente dagli ultimi due decenni del XIX secolo, fino alla Grande Crisi negli anni tra le due guerre. Sviluppi simili ebbero comunque luogo altrove nel mondo industrializzato, ma con diverse "varianti", dovute all'adattamento del capitalismo alla cultura e alle istituzioni locali. In Europa, ad esempio, la "linearità" del modello statunitense fu pesantemente alterata dalla preponderanza delle banche sulle Borse, dalla concentrazione della proprietà (spesso anche quella dei governi) ancora sovrapposta al management, e dalla presenza di forti e assertivi movimenti operai - tutti elementi che generarono peculiari modelli di governance negli affari aziendali.
Inoltre, l'evoluzione della corporate governance ha avuto luogo in coincidenza con eventi traumatici che hanno spinto l'azione istituzionale a fornire una regolamentazione dei potenziali conflitti e del comportamento degli stakeholders. Di nuovo, questo è stato un processo "asincrono". Già negli anni '30 la Grande Crisi negli Stati Uniti provocò una vasta serie di riforme, come ad esempio la Standard Exchange Commission (SEC) che migliorò drasticamente la qualità del reporting finanziario delle società quotate, mentre in Europa le privatizzazioni e le liberalizzazioni degli anni '80 e '90 introdussero per la prima volta un'efficace azione istituzionale negli affari aziendali - come accadde in un'altra grande economia postbellica, il Giappone, solo con la crisi finanziaria dei primi anni '90. Altre importanti azioni istituzionali seguirono l'ondata di scandali aziendali sia negli Stati Uniti che in Europa al volgere del millennio e la successiva crisi globale del 2008-2009.
Un ulteriore agente storico di cambiamento è stata l'ascesa dell'industria globale della gestione del denaro. Gli investitori istituzionali, inizialmente sotto forma di fondi comuni e pensionistici, sono stati sempre più rilevanti a partire dagli anni '70, negli USA, poi a livello globale. Gli investitori istituzionali hanno aumentato considerevolmente la domanda di trasparenza, regolamentazione, responsabilità e parità di trattamento degli azionisti, a cui a loro volta le aziende hanno reagito espandendo l'offerta di pratiche di autoregolamentazione, compresi i codici di condotta volontari. La natura globale degli investitori istituzionali ha avuto, inoltre, un ulteriore effetto sulla "globalizzazione" degli standard di governance, che sono ora molto più omogenei a livello internazionale di quanto non fosse solo 20 anni fa.