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Le tre vite di Bankitalia

, di Donato Masciandaro, Professore Ordinario del Dipartimento di Economia
La prima e' storicamente quella in cui e' garantita la convertibilita' della moneta pubblica e privata e la banca centrale svolge quindi attivita' di vigilanza; la seconda e' quella che vede l'abbandono del gold standard e il rischio dell'ingerenza politica; la terza e' quella attuale, caratterizzata dall'indipendenza e dal focus sulla stabilita' monetaria. L'orizzonte, ora, e' il completamento dell'Unione bancaria

Il dieci agosto ricorrono i centotrenta anni dalla creazione della Banca d'Italia, una delle poche istituzioni pubbliche italiane degna di questo nome, per la sua capacità di formare e scegliere servitori dello Stato che sappiano contribuire alla produzione di un bene pubblico. Nel caso di una banca centrale, i governatori cambiano – nel caso di Via Nazionale, è appena stato nominato l'undicesimo governatore della sua storia, Fabi Panetta – ma il bene pubblico è sempre lo stesso: il valore della moneta. Da questo punto di vista, il ciclo di vita di una banca centrale di un Paese avanzato può essere scandito da tre diverse fasi: classica, tradizionale, moderna. In ciascuna fase, diventano cruciali le relazioni con due altri soggetti: da un lato lo Stato, dall'altro lato le banche. Anche per la Banca d'Italia si possono individuare queste tre diverse vite.

Il punto di partenza è quello di ricordare che in una economia di mercato si producono e circolano due diversi tipi di moneta: pubblica e privata. La moneta pubblica è emessa dallo Stato; la moneta privata è emessa da imprese private – le banche, che raccolgono depositi dai cittadini – ed è caratterizzata da una promessa di convertibilità: in ogni momento, la banca garantisce al cittadino che è in grado di cambiare di trasformare le somme in deposito in moneta pubblica. Le origini di questa compresenza affondano nei secoli. Come italiani, è bello ricordare il caso della Repubblica di Venezia, in cui fin dal sedicesimo secolo erano presenti ben due banche che emettevano moneta pubblica cartacea, all'epoca anche essa caratterizzata da una promessa di convertibilità: in ogni momento, la banca pubblica garantiva al possessore di moneta cartacea di cambiarla in monete d'oro o d'argento, ad un prezzo fisso, predeterminato.

Se allora in un Paese circola sia moneta pubblica che privata, qual è il ruolo che la banca centrale assume per difenderne il valore? Storicamente, la prima vita di una banca centrale è quella in cui essa svolge due funzioni: garantisce la convertibilità della moneta pubblica cartacea in moneta metallica, come facevano i banchi veneziani, più precisamente aurea; tutela la convertibilità della moneta privata, evitanto che la crisi di una singola banca privata si trasformi in una crisi di fiducia dei cittadini nell'intero sistema bancario, quindi in una crisi bancaria. Quindi nel suo primo ciclo di vita, una banca centrale è essenzialmente una istituzione bancaria che si occupa di vigilanza: garantita la convertibilità aurea, la banca centrale monitora quotidianamente le banche private, pronta a prestar loro moneta pubblica nelle situazioni di emergenza. Nel caso della Banca d'Italia, la sua stessa nascita nel 1893, che avvia il percorso che porterà nel 1926 all'unificazione del potere di emettere la lira, è il frutto della necessità di affrontare la crisi bancaria innestata dal fallimento della Banca Romana.

La seconda vita di una banca centrale inizia quando cessa la convertibilità aurea stabile. Se infatti una banca centrale può modificare il prezzo a cui cambiare moneta aurea in moneta cartacea, significa che può cambiare l'ammontare totale della moneta pubblica e di riflesso anche la moneta totale; così nasce la politica monetaria. La banca centrale, che chiameremo tradizionale, assume progressivamente la fisionomia di un istituto di emissione che è protagonista su due fronti: continua ad essere attivo nella vigilanza bancaria, ma assume progressivamente una dimensione che verrà definita macroeconomica: variando l'offerta di moneta si può influenzare la crescita economica, l'occupazione, l'inflazione. Per la Banca d'Italia questa fase può essere fatta iniziare nel 1936, quando il Paese decide di abbandonare il gold standard: la progressiva svalutazione della lira ha un effetto espansivo sulla circolazione monetaria, che viene associata ad una ripresa economica, ma anche dell'inflazione. Nello stesso anno è varata una nuova legge bancaria, che rafforza il ruolo della Banca d'Italia come controllore del sistema bancario, in un contesto istituzionale in cui è sistematica la presenza dello stato nell'attività economica.

Col tempo, però, superata la Seconda Guerra Mondiale, diventa evidente in tutti i Paesi avanzati che la banca centrale tradizionale, che può variare l'offerta di moneta senza l'àncora della convertibilità monetaria, rischia di essere sistematicamente catturata dagli interessi particolari della politica, e/o del sistema bancario, e creare troppa moneta, producendo sempre meno crescita e sempre più inflazione. Il modello di banca centrale tradizionale entra definitivamente in crisi con la grande inflazione degli anni Settanta.

Così si arriva alla terza vita delle banche centrali, quella della modernità, in cui sono state rese indipendenti dai governi in carica, per ridurre il rischio delle pressioni politiche, focalizzate più sulla politica monetaria e meno sulla vigilanza, per ridurre il rischio delle pressioni bancarie, e concentrate sulla stabilità monetaria, nonché responsabilizzate su tale obiettivo, in modo che la loro azione risultasse credibile. È un percorso che per la Banca d'Italia si avvia nel 1981, con il cosidetto "divorzio", realizzato da Andreatta e Ciampi, che aumenta l'autonomia della banca centrale nella gestione della politica monetaria. Ma la fase moderna questa fase inizia per davvero, e definitivamente, nel 1999, quando l'Italia entra a far parte dell'area Euro, e l'istituto di emissione diviene parte del sistema delle banche centrali che ha al suo vertice la BCE: una banca centrale indipendente sia dalle cancellerie nazionali che da Bruxelles, separata sia dalle politiche fiscali che da quelle di vigilanza, focalizzata sulla stabilità monetaria. Un assetto che viene in parte modificato nel 2014, quando alla BCE vengono attribuite anche responsabilità di vigilanza. Ora, due traguardi importanti devono essere raggiunti: dal punto di vista della moneta, l'introduzione dell'euro digitale; dal punto di vista della vigilanza, il completamento dell'Unione bancaria. La Banca d'Italia potrà svolgere un ruolo fondamentale su entrambi i fronti. Buon anniversario.


Per saperne di più:

Fratianni M., Spinelli F., 2001, Storia Monetaria d'Italia, RCS Libri, Milano.

Hoover K.D., 2023, The Coevolution of Central Banks and the Concept of Monetary Policy, CHOPE Working Papers, n. 04.

Masciandaro D., Romelli D., 2015, Ups and Downs. Central Bank Independence from the Great Inflation to the Great Recession: Theory, Institutions and Empirics, Financial History Review, Vol. 22, n.3, 259-289.

Singleton J., 2011, Central Banking in the Twentieth Century, Cambridge University Press, Cambridge.