La legge degli affari
L'Africa, un continente vasto e multiforme, ospita una ricca tessitura di stati, culture ed etnie. All'interno di questo panorama diversificato, coesistono molteplici sistemi legali, influenzati da norme occidentali, islamiche e tradizionali (ognuna con le sue intricate stratificazioni; in Nigeria solo, sono riconosciuti circa 300 sistemi legali tradizionali).
Il pluralismo giuridico si intreccia con altri due elementi distintivi del panorama africano: il processo in corso di integrazione continentale e la persistente ricerca di robusti partenariati tra Africa ed Europa. In questo contesto, l'impetuoso aumento dell'attivismo africano, esemplificato principalmente dall'istituzione dell'African Continental Free Trade Area, AfCFTA, e il rinnovato impegno strategico dell'UE e dell'Italia verso l'Africa, non rappresentano eventi isolati, ma piuttosto espressioni di una dinamica di lunga data. La differenza non risiede infatti nelle iniziative stesse, ma nelle ambizioni e nel contesto storico unico in cui si stanno sviluppando, caratterizzato dalla crescente concorrenza cinese e dalle intrinseche sfide dei processi di integrazione economica globale.
In quanto progetto di punta dell'Unione Africana, UA, (ma non l'unico, come esemplificato dalla coraggiosa istituzione dell'African Medicines Agency), l'AfCFTA rappresenta la più grande area di libero scambio (potenziale) del mondo, che comprende 54 stati africani, un mercato di 1,3 miliardi di persone e una potenza economica del valore di oltre 3 trilioni di dollari. Entrata nella fase pilota nel tardo 2022 attraverso la Guided Trade Initiative lanciata da 8 paesi membri, questa iniziativa promette di aumentare il commercio intra-africano di oltre il 50%, con un aumento conseguente del PIL continentale di 450 miliardi di dollari e un impatto positivo sulle condizioni di vita di milioni di persone nei prossimi dieci anni. Nel panorama delle relazioni tra Europa e Africa, il Global Gateway dell'UE per il Sub-Sahara africano e il relativo pacchetto di investimenti Africa-Europa si presentano come potenziali catalizzatori del cambiamento, miranti a mobilitare 150 miliardi di euro in investimenti sostenibili e a favorire un quadro normativo favorevole allo sviluppo socio-economico. Dal punto di vista italiano, il recentemente annunciato "Piano Mattei" rappresenta l'impresa più ambiziosa, mirando a infondere nuova linfa alla partnership tra Italia e paesi africani, promuovere lo sviluppo socioeconomico e rafforzare le esportazioni e gli investimenti italiani nel continente.
Sebbene queste iniziative suscitino un interesse legittimo e promettano vantaggi a lungo termine, la storia problematica delle iniziative di integrazione africana e dei partenariati tra UE e Africa richiede un'attenta considerazione. Le sfide sono molteplici, sul lato dell'AfCFTA, comprendendo ostacoli di attuazione, negoziazione dei protocolli aggiuntivi, gestione del recente susseguirsi di colpi di stato in stati membri dell'UA. Sul fronte UE, abbondano invece le critiche riguardanti una mera operazione di rebranding, una mancanza di trasparenza e l'inefficacia nel promuovere la partecipazione del settore privato. Tuttavia, in mezzo a queste considerazioni, è fondamentale approfondire in via preliminare come l'approccio europeo, definito da piani d'azione ampi e strategie orientate a stabilire un quadro giuridico e normativo in linea con gli standard europei, e il processo di integrazione africano, profondamente radicato in una struttura normativa stratificata e intricata (simile all'approccio europeo), possa allinearsi al panorama giuridico africano - caratterizzato da un pluralismo profondo, mancanza di effettività ed efficacia degli stati e pervasività dell'influenza delle leggi tradizionali - e affrontare i rischi reali e percepiti dagli operatori privati.
In questo senso, la sfida centrale sta nell'immaginare e realizzare una nuova arena di interazione tra i paradigmi giuridici europei e africani, trovando un equilibrio tra i guadagni tangibili e facilmente raggiungibili e l'obiettivo a lungo termine di promuovere (se necessario) una regolamentazione capillare e in linea con gli standard europei.