La biodiversita', protezione per il nostro futuro
La comunità scientifica da molti anni ha lanciato un grido d'allarme per la perdita di biodiversità. I dati mostrano che stiamo vivendo quella che viene chiamata la Sesta estinzione di massa: dal 1970 ad oggi c'è stata una perdita superiore al 70% delle popolazioni di vertebrati (mammiferi, uccelli, pesci, rettili e anfibi) e più del 75% degli ecosistemi sono danneggiati o gravemente compromessi. Le cause di questa rapida trasformazione sono legate allo sfruttamento delle risorse naturali, alla deforestazione e ai cambiamenti dell'uso del suolo, alla crisi climatica, all'inquinamento e alla diffusione di specie invasive.
Le conseguenze di queste dinamiche rischiano di compromettere la vitalità degli ecosistemi e la loro capacità di fornire i servizi di cui dipendiamo. La biodiversità è infatti un fattore organizzativo fondamentale degli ecosistemi, che ne influenza la produttività e la funzionalità. Dalla loro salute deriva la possibilità di fornire i servizi da cui dipende il nostro benessere, tra cui l'approvvigionamento di risorse (cibo, acqua, legno, fibre, ecc.), la regolazione del clima, la fotosintesi, lo smaltimento dei rifiuti, il riciclaggio dei nutrienti, senza dimenticare i valori culturali, estetici e ricreativi. Il World Economic Forum (2020) ha stimato che oltre la metà del PIL mondiale (circa 44 mila miliardi di dollari) dipende dalla funzionalità degli ecosistemi. Interi settori industriali sono esposti a rischi derivanti dalla perdita di capitale naturale.
A livello di policy, un passo fondamentale è stato compiuto alla COP 15 a Montreal in Canada (dicembre 2022) con un trattato internazionale di grande importanza, che ha coinvolto 188 paesi e che rappresenta per la biodiversità ciò che l'Accordi di Parigi è per il clima. Si tratta di un piano di azione articolato che include diverse misure per cercare di contrastare la perdita di habitat terrestri e marini. Tra queste, la protezione del 30% del pianeta (ad oggi, solo il 17% della superficie terrestre e l'8% degli oceani risultano protetti), il recupero e ripristino della funzionalità del 30% degli ecosistemi danneggiati e il coinvolgimento attivo di industria e finanza per rendere il capitale naturale un asset in cui investire.
L'Europa è indubbiamente all'avanguardia. Nel 2020 ha presentato una nuova strategia per tutelare gli ecosistemi terrestri, marini e le foreste, allineata con gli obiettivi del Green Deal. Il piano è supportato da significativi stanziamenti che insistono su diversi Fondi europei, ma mira anche a mobilizzare ingenti risorse private e potrebbe generare 500.000 nuovi posti di lavoro.
In linea con l'accordo di Montreal, l'Europea punta a proteggere almeno il 30% della superficie terrestre e marina (+ 4% sulla terra e +19% in mare rispetto a oggi). Un'attenzione speciale viene dedicata alle aree ad alto valore di biodiversità, che devono essere tutelate in modo più rigoroso e vincolante. Il programma prevede che almeno il 10% delle zone protette rispetti questi criteri. La strategia identifica inoltre altre misure. Tra queste, un cambio radicale nell'agricoltura europea, con il nuovo piano sulla biodiversità che deve integrarsi nella strategia "From Farm to Fork" e nella nuova Politica Agricola Comune, promuovendo il biologico (che entro il 2030 dovrà rappresentare almeno il 25% della superficie agricola esistente), e riducendo i pesticidi e le sostanze chimiche (-50%), e i fertilizzanti (-20%). Altre misure innovative si focalizzano sul rischio di estinzione degli impollinatori e sulla creazione di aree verdi urbane, un tema sempre più importante per affrontare la crisi climatica laddove il verde in città funge da termostato per regolare le temperature.
Purtroppo, in Italia si sta ancora facendo troppo poco per proteggere la natura. Nonostante il Next Generation EU abbia assegnato circa il 37% alle risorse a clima e biodiversità (oltre 400 miliardi di euro), il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) è decisamente troppo timido su questi temi. La protezione dei nostri habitat è ancora vista come costo, è non come un investimento per tutelare il nostro futuro e un'opportunità per garantire la competitività del Paese.