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Il lato oscuro dei programmi di garanzia dei prestiti per le PMI

, di Valentina Gatti
Un paper di Barrot, Martin, Sauvagnat e Vallee ne indaga gli effetti sul mercato del lavoro francese

C’è sempre un rovescio di medaglia. Anche per i programmi di garanzia dei prestiti a favore delle piccole imprese, varati durante le crisi finanziarie per scongiurare la chiusura dei rubinetti del credito, particolarmente pronunciata in periodi di recessione. Tali programmi hanno avuto infatti degli effetti negativi sul mercato del lavoro. Lo certifica il paper “The Labor Markets Effects of Loan Guarantee Programs”, redatto da Jean-Noel Barrot (HEC Paris), Thorsten Martin, Julien Sauvagnat (entrambi del Dipartimento di Finanza Bocconi) e Boris Vallee (Harvard Business School). 

La ricerca utilizza microdati amministrativi sulle PMI francesi che si sono avvalse nel 2008-2009 dei programmi di garanzia pubblica dei prestiti da parte di Bpifrance, che lavora con una rete di banche francesi.

Lo studio sfrutta la variazione geografica nell’intensità del programma di garanzia dei prestiti. Nel dettaglio, grazie all’approccio basato sulla discontinuità dei confini regionali, gli autori del paper stimano l'impatto causale del programma sulle traiettorie occupazionali e salariali dei lavoratori, confrontando tra loro regioni con diversi livelli di esposizione al programma, tenendo conto al tempo stesso delle condizioni economiche locali e delle caratteristiche delle imprese. 

Il paper rileva che il programma di garanzia dei prestiti nel medio periodo (fino al 2015) ha aumentato significativamente l’occupazione e i guadagni dei lavoratori nelle imprese beneficiarie, portando a effetti positivi sull’occupazione aggregata e a una riduzione dei sussidi di disoccupazione. Tuttavia, il programma ha anche avuto degli effetti indesiderati e non previsti: ha ridotto la mobilità dei lavoratori, soprattutto quelli altamente qualificati e molto richiesti, impedendo loro di spostarsi verso aziende più produttive, come avviene solitamente quando si verifica una recessione. Questo effetto è particolarmente rilevante per i lavoratori con alte retribuzioni, impiegati in professioni molto ricercate e che eseguono lavori intellettuali e non routinari. 

Questo effetto di allocazione del lavoro ha comportato una riduzione della produttività aggregata e un’influenza sulla traiettoria dell’economia post-recessione, evidenziando una dicotomia tra benefici occupazionali immediati ed efficienza economica a lungo termine.

Un’analisi costi-benefici del programma di garanzia dei prestiti evidenzia che quest’ultimo ha apportato ricavi positivi per il governo, oltre che risparmi sui sussidi di disoccupazione, con un impatto positivo stimato di 270 mila posti di lavoro salvati. Alla luce di questi risultati, secondo gli autori dello studio i programmi di garanzia dei prestiti possono essere strumenti efficaci per preservare posti di lavoro durante le recessioni economiche e possono avere risultati economicamente vantaggiosi riducendo i sussidi di disoccupazione. Tuttavia, tali programmi potrebbero anche ostacolare la naturale riallocazione della manodopera verso imprese più produttive, colpendo in particolare i lavoratori altamente qualificati. Pertanto, durante la progettazione dei programmi di garanzia dei prestiti, è essenziale considerare meccanismi per sostenere non solo la conservazione dei posti di lavoro ma anche la mobilità del lavoro, per migliorare la produttività complessiva e la crescita economica. Trovare un equilibrio tra questi obiettivi può aiutare a raggiungere risultati economici più sostenibili. In generale, tali programmi funzionano meglio in aree caratterizzate da maggiore disoccupazione, dove la forza lavoro non è rigida e i vincoli di bilancio pubblico sono più stringenti. 

JULIEN SAUVAGNAT

Bocconi University
Dipartimento di Finanza