Il debito a breve termine fa salire il costo del capitale
Una nuova ricerca rileva che gli investitori vogliono essere compensati, sotto forma di rendimenti più alti, per detenere le azioni di aziende che hanno una quota relativamente più alta di debito a breve termine, rispetto al debito di lungo termine
Nel loro nuovo articolo "Debt Refinancing and Equity Returns," pubblicato online dal Journal of Finance, Florian Nagler, Assistant Professor di Finanza alla Bocconi, Niels Friewald (Norwegian School of Economics) e Christian Wagner (WU Vienna University of Economics and Business) studiano una delle parti fondamentali della finanza aziendale, vale a dire l'influenza del debito sui rendimenti azionari.
Secondo lo studio, la visione tradizionale secondo cui gli investitori richiedono un premio per detenere le azioni delle aziende con una leva finanziaria più elevata potrebbe essere ampliata considerando la struttura di scadenza del debito e non solo il livello complessivo.
Nagler e colleghi classificano prima di tutto il debito in breve (scadenza sotto i tre anni) e lungo termine (tutte le altre scadenze) e poi mostrano che la parte di leva finanziaria a breve termine rispetto alla leva totale, chiamata intensità di rifinanziamento, è un indicatore predittivo dei rendimenti.
Gli autori hanno scoperto che i rendimenti annuali delle imprese ad alta intensità di rifinanziamento sono in media del 2% più alti di quelli delle imprese a più bassa intensità. D'altro canto, le imprese semplicemente a leva alta non mostrano un premio significativo, rafforzando l'ipotesi che sia il debito a breve termine, piuttosto che il debito in sé, quello per cui gli investitori vogliono essere compensati.
L'analisi viene poi ripetuta, ordinando le aziende in base alle dimensioni, alla leva a breve e a lungo termine, questa volta considerando insieme la scadenza e il livello del debito. I risultati sono simili, con il premio per la leva a lungo termine sempre non significativo.
Poiché gli investitori possono diversificare le loro partecipazioni, essi chiedono di essere compensati per detenere le azioni di imprese che hanno un alto rischio sistemico. Gli autori, quindi, esaminano alcuni noti modelli di asset pricing (fattore q, Fama e French 3, Fama e French 5). I risultati mostrano che l'intensità di rifinanziamento e la leva finanziaria a breve termine sono effettivamente correlati al rischio sistemico. Un rischio più elevato spinge gli investitori a chiedere uno sconto quando comprano azioni delle imprese, rendendo più costoso per le imprese più rischiose finanziarsi vendendo azioni.
L'ultima parte dell'articolo esplora in dettaglio l'interazione tra la leva a breve termine e il rischio sistemico attraverso un modello. Risulta che le aziende con un alto rischio sistemico di cashflow traggono vantaggio dal raccogliere relativamente più debito a breve termine, perché esso riduce i costi di liquidità nel mercato secondario che derivano dal debito a lungo termine. Mentre la leva finanziaria a breve termine riduce i costi di liquidità, essa comporta però un rischio di rifinanziamento, non essendo noto a quale tasso di interesse sarà raccolta la prossima tranchendi debito. Per questa ragione gli investitori chiedono un premio di rendimento per l'acquisto di azioni di società finanziate con debito a breve termine.
"Il modello alla fine dell'articolo era in realtà il suo nucleo originario," dice Nagler. "L'argomento è vasto e può essere guardato da molti punti di vista. Questo paper si concentra sulla parte empirica e sulle implicazioni finanziarie aziendali, cioè mostra come la struttura delle scadenze del debito interagisca con il costo del capitale. Il modello per ora aiuta solo a guidare l'interpretazione dei risultati. Da questo punto in avanti, c'è un enorme potenziale per fare ricerca in altri campi, come l'asset pricing e la macrofinanza."
Nils Friewald, Florian Nagler, Christian Wagner, "Debt Refinancing and Equity Returns," published online before inclusion in an issue, Journal of Finance. DOI: https://doi.org/10.1111/jofi.13162.