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L’aspettativa di vita a 65 anni di un dirigente è di 4 anni maggiore di quella di un operaio: è il gradiente socioeconomico, che agisce in maniera regressiva sulle pensioni, redistribuendo le risorse dalla fascia sociale bassa a quella più alta. Uno dei modi per contrastarlo potrebbe essere l’estensione della lista dei lavori faticosi

Esiste un'ampia letteratura scientifica che dimostra che, indipendentemente dai metodi utilizzati o dai Paesi considerati, appartenere a una classe sociale inferiore (misurata alternativamente come livello di istruzione, reddito o tipo di occupazione) significa avere una maggiore probabilità di sviluppare malattie più o meno debilitanti e livelli di aspettativa di vita inferiori. Questo è ciò che la letteratura definisce “gradiente socioeconomico”.

L'esistenza del gradiente socioeconomico ha importanti implicazioni per la definizione delle politiche sociali. Una dimensione che inizia a essere considerata in questo contesto è l'equità orizzontale (cioè l'equità tra classi socioeconomiche all'interno della stessa generazione) legata a un sistema pensionistico contributivo. In questi casi, a parità di anni di contribuzione e di età pensionabile, si possono avere tassi di rendimento inferiori per chi ha un'aspettativa di vita più bassa: una mortalità precoce rispetto alla media significa che il lavoratore riceve meno di quanto previsto in termini di rendimento pensionistico. In altre parole, il gradiente socioeconomico avrebbe un effetto regressivo sul sistema pensionistico, ridistribuendo di fatto le risorse dalla fascia bassa a quella alta della scala sociale.

Proprio sulla base di queste considerazioni e grazie al programma VisitINPS, che ci ha permesso di accedere ai dati anagrafici dei lavoratori italiani, ci siamo posti l'obiettivo di misurare il gradiente socioeconomico in Italia, collegandolo alla categoria professionale e al reddito (Ghislandi e Scotti, Visitinps Working Paper, 2022). Troviamo forti evidenze di un gradiente socioeconomico in tutte queste dimensioni.

Per quanto riguarda l'occupazione, troviamo ad esempio che, per gli uomini, l'aspettativa di vita a 65 anni di un dirigente è di circa 4 anni superiore a quella di un operatore di macchina o di una catena di montaggio. Oppure che la differenza di aspettativa di vita tra un architetto e un addetto ai servizi di sicurezza è di 5 anni. Per quanto riguarda le donne, sebbene il gradiente sia chiaramente visibile, i dati non sono molto informativi, soprattutto a causa della bassa partecipazione femminile al mercato del lavoro, in particolare nelle posizioni professionali elevate, nella generazione considerata.

Le stesse conclusioni si possono trarre anche considerando il reddito. Infatti, esiste un gradiente significativo tra gli uomini, che si manifesta come una differenza nell'aspettativa di vita tra i ricchi e i poveri di circa 4,5-5 anni. In questa dimensione, tuttavia, i dati ci hanno permesso di essere più specifici e di valutare anche l'evoluzione del gradiente nel tempo. Confrontando le coorti nate negli anni '30 con quelle nate negli anni '50, si possono osservare due aspetti importanti. In primo luogo, è evidente che la speranza di vita media aumenta nel tempo per ogni classe di reddito e sia per le donne che per gli uomini. Ciò significa che la mortalità si sta progressivamente spostando verso i gruppi di età più avanzata. Allo stesso tempo, lo spostamento della mortalità verso età più avanzate è più pronunciato tra le classi di reddito più elevate, con conseguente aumento del divario di longevità tra le diverse classi nel tempo. Nonostante il generale miglioramento delle condizioni di vita e di salute degli italiani, si è assistito anche a un aumento del divario tra le condizioni di salute delle fasce di reddito più alte e quelle più basse.

Se il gradiente socioeconomico è una caratteristica comune a molti Paesi economicamente avanzati, il problema dell'equità orizzontale nel sistema pensionistico non è solo una preoccupazione italiana. Negli ultimi anni sono state prodotte evidenze in tal senso per Paesi europei come la Svezia e la Germania, oltre che per gli Stati Uniti. Nel caso della Svezia, in particolare, un articolo pubblicato sulla rivista Demography nel 2022 conclude che, a causa del gradiente socioeconomico, il sistema pensionistico svedese è molto meno progressivo di quanto si pensasse inizialmente. Per quanto riguarda la Germania Ovest, i dati dei registri mostrano, coerentemente con quanto riscontrato per l'Italia, che il divario di aspettativa di vita tra il 10% più ricco e il 10% più povero della popolazione è aumentato dai 4 anni registrati nelle coorti nate negli anni '20 a 7 anni per le coorti nate negli anni '40.

L'impatto regressivo del gradiente socioeconomico sul sistema pensionistico è un aspetto che ha iniziato a essere studiato solo di recente. Naturalmente, il livello di equità orizzontale in un sistema pensionistico è solo uno dei tanti parametri che devono essere considerati nella progettazione e nella valutazione di un sistema. Tuttavia, si possono immaginare misure correttive relativamente semplici. Idealmente, l'approccio ottimale, anche se tecnicamente complesso da attuare, richiederebbe una ricalibrazione dei calcoli pensionistici utilizzando una quantificazione differenziata dell'aspettativa di vita in base allo status socioeconomico. Si potrebbero immaginare anche altri meccanismi di compensazione economica, definiti per classi socioeconomiche. Più semplicemente, nel caso italiano, l'estensione della lista dei “lavori faticosi” potrebbe rappresentare un approccio che, pur non essendo coerente con il concetto di gradiente socioeconomico, sarebbe comunque più facilmente realizzabile.