Colmare il divario: come si può favorire lo sviluppo sostenibile nei diversi contesti locali
Di fronte a sfide globali urgenti come la povertà, il cambiamento climatico e la disuguaglianza economica, il raggiungimento dello sviluppo sostenibile non richiede solo iniziative calate dall’alto, ma strategie collaborative e adattate alle realtà locali. Un recente studio pubblicato su “Organization Studies” da Giulia Cappellaro e Valentina Mele del Dipartimento di Scienze Sociali e Politiche Bocconi e da Shaz Ansari dell’Università di Cambridge illustra un approccio innovativo su come le Nazioni Unite possano allineare i propri mandati di sviluppo globale alle diverse realtà dei Paesi emergenti. Attraverso l’esame dell’iniziativa “Delivering as One” (DaO) delle Nazioni Unite, la ricerca illustra il ruolo cruciale che i raggruppamenti di organizzazioni, detti cluster intermedi, possono svolgere per colmare questo divario di sviluppo.
Per anni, le iniziative di sviluppo sostenibile sono state imperniate su singole organizzazioni intermediarie che lavoravano con le realtà locali per stimolare il cambiamento. Tuttavia, questo studio mette in risalto il potenziale inespresso dei cluster collaborativi, in cui cioè più agenzie delle Nazioni Unite lavorano insieme per rafforzare le istituzioni locali e costruire nuove capacità. Analizzando l’iniziativa DaO (che coordina diverse agenzie di aiuto per sfruttare i loro punti di forza) in otto Paesi pilota—Albania, Capo Verde, Mozambico, Pakistan, Ruanda, Tanzania, Uruguay e Vietnam—lo studio evidenzia le strategie che rendono questi cluster più efficaci nell’affrontare le complessità degli ambienti locali.
Soluzioni efficaci
I cluster intermedi possono creare un “ponte” tra gli obiettivi globali delle Nazioni Unite e le esigenze variegate di ciascun ambiente locale. Attraverso interviste approfondite e analisi dei dati, gli autori identificano quattro meccanismi che permettono a questi cluster di lavorare in modo efficace e sostenibile all’interno dei diversi Paesi ospitanti:
1. Accorpamento funzionale delle operazioni: Uno dei meccanismi fondamentali osservati nei cluster più efficaci è stato il consolidamento dei processi operativi tra le agenzie ONU partecipanti. Questo approccio ha permesso ai cluster di ottimizzare le interazioni con gli stakeholder locali, riducendo le ridondanze e creando una strategia unitaria. Come ha osservato un intervistato, “le agenzie non presentano i propri piani; si riuniscono, discutono e presentano un piano comune. E poi si riuniscono... per presentare un rapporto comune.”
2. Una voce collettiva: al di là della cooperazione interna, i cluster hanno trovato forza nel presentare un messaggio unificato al governo ospitante e al pubblico. Questa “voce collettiva” ha aiutato le Nazioni Unite a guadagnare credibilità e a conquistare la fiducia dei governi locali, rafforzando l’impegno dei cluster verso obiettivi condivisi piuttosto che verso le agende delle singole agenzie.
3. Condividere l’autorità con gli stakeholder locali: I cluster che sono riusciti meglio a raggiungere risultati sostenibili sono stati quelli che hanno integrato gli stakeholder locali nei loro processi decisionali. Condividendo l’autorità con i governi locali, questi cluster hanno garantito che le iniziative di sviluppo fossero più pertinenti e meglio allineate alle priorità locali. In Tanzania, ad esempio, i rappresentanti governativi di alto livello hanno partecipato direttamente alle riunioni per l’assegnazione del budget con il cluster delle Nazioni Unite, consentendo loro di dare priorità ai progetti che avrebbero avuto il massimo impatto locale.
4. Calibrazione locale della collaborazione interorganizzativa: Lo studio evidenzia anche come i cluster di successo abbiano adattato le loro strategie alle specifiche condizioni politiche, sociali ed economiche di ciascun Paese ospite. Questa “calibrazione locale” ha richiesto tuttavia costi di transazione più elevati, in quanto i team hanno impiegato più tempo a coordinare le attività per allinearsi alle strutture locali.
Implicazioni per lo sviluppo sostenibile
Lo studio di Cappellaro, Mele e Ansari dimostra che i cluster intermedi offrono un modello promettente per il futuro della governance transnazionale. A differenza degli approcci che privilegiano l’uniformità e l’efficienza, questo modello enfatizza il valore dell’adattamento locale e della responsabilità condivisa. Adattando i loro metodi alle esigenze e alle strutture peculiari di ciascun Paese, i cluster delle Nazioni Unite sono stati in grado di andare oltre le soluzioni “a taglia unica” e di promuovere un cambiamento più significativo e sostenibile. Come osservano gli autori, “invece di presumere che le relazioni di cooperazione sorgano in modo automatico, i nostri risultati sottolineano l’importanza di allineare attentamente gli interessi e le strategie delle organizzazioni internazionali con quelli dei governi ospitanti.”